Il pesce di lago nell’Invention Test mette fuori gioco Vincenzo che è il primo a dover lasciare la cucina di Masterchef. In esterna le comande delle cucine di due veri ristoranti creano non pochi indugi ed esitazioni. Il pressure Test, con i piatti del Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi, decreta il secondo eliminato: Giulia.
La Storia
C’è un aneddoto che si racconta a proposito di Julia Child, signora indiscussa della cucina americana: che facesse cadere di tutto, omelette, polli arrosto, pesci interi e così via. E quando compariva in video, era davvero così. Allampanata, ironica, simpaticamente svampita, la zia cui ogni americano avrebbe volentieri affidato il tacchino nel giorno del Ringraziamento. Tanto che non ha mai voluto che un singolo fotogramma fosse tagliato dalle registrazioni: lei era una di noi, come vuole la regola d’oro del successo televisivo.Eppure la Child, ormai indissociabile da volto e movenze di Maryl Streep, che l’ha interpretata nel delizioso Julie & Julia (2009), ha davvero cambiato la cucina americana. Esiste un prima e un dopo la sua opera seminale, Mastering the Art of French Cooking, datata 1961, che fece scoprire a milioni di avidi lettori la cucina francese autentica e di prima mano, democratica e alla portata di tutti nonostante i fornelletti arrangiati, almeno mezzo secolo prima che scoppiasse la gastromania e i cuochi occupassero militarmente il video.
Ma Julia Child, da nubile McWilliams, è stata molto di più: la sua biografia è montata come un soufflé, non senza colpi di scena e di frusta. Nata nel 1912 a Pasadena, California, prima di tre figli di una famiglia abbiente, aveva scoperto la cucina a 13 anni, come racconta nel suo From Julia’s kitchen: “Uno dei miei primi ricordi al ristorante è stata la visita a Tijuana nel 1925 con i miei genitori, selvaggiamente eccitati all’idea di mangiare al ristorante Caesar’s”.
Laureata nel 1934 allo Smith College in Storia, Julia nel frattempo faceva teatro e soprattutto, dall’alto dei suoi 188 cm, giocava a basket, ma il sogno nel cassetto era diventare una scrittrice. Dopo un impiego da copywriter nella pubblicità e qualche collaborazione in pubblicazioni locali, la deflagrazione della seconda guerra mondiale e il desiderio di battersi per il paese la portano nelle file dell’U.S. Information Agency e addirittura dell’Office of Strategic Services, che poi sarebbe diventata la CIA, a stretto contatto con il capo, il generale William J. Donovan. Ebbene sì: troppo alta per arruolarsi, Julia ha prestato servizio come “spia”.
Inviata a Ceylon e in Cina, Julia vi conosce il marito Paul Child, funzionario di un ente governativo: al ritorno dalla missione, finita la guerra, è tempo di ritrovare le famiglie, amoreggiare e sposarsi. Per prepararsi alla vita matrimoniale, Julia si iscrive a una scuola di cucina a Los Angeles. Un esordio che lei stessa definisce “disastroso”. Ma nel 1948 il marito è chiamato a prestare servizio presso lo U.S. Information Service di Parigi: ed è alla Couronne di Rouen che il combinato disposto di Chablis, ostriche e sole meunière configura quello che Julia definirà “il pasto più eccitante della mia vita”.
Segue l’iscrizione alla famosa scuola parigina del Cordon Bleu, dove a istruirla è Max Bugnard, che aveva lavorato con Escoffier a Londra. Impossibile tornare indietro: nel 1951 con due amiche francesi, Simone Beck e Luoisette Bertholle, fonda L’École des trois Gourmandes, per poi dare alle stampe il suo primo bestseller, il già citato Mastering the Art of French Cooking, la cui introduzione suona come un manifesto: “Questo è un libro per la cuoca americana senza domestici, che può di tanto in tanto tralasciare budget, diete, agende, pasti dei bambini, sindrome dell’autista e qualsiasi altra cosa possa interferire con il piacere di produrre un cibo meraviglioso”. L’interlocutore è nel mirino: una vastissima classe media, incline al sogno negli anni del boom.
Nel 1961 Julia e Paul fanno ritorno negli Stati Uniti, pur continuando a visitare regolarmente la Francia, dove mantengono una casetta. Ed è a Boston che arriva il successo televisivo: la serie The French Chef, con i suoi 206 episodi, invariabilmente chiusi da uno squillante “bon appétit”, porta la cucina francese in ogni casa. Ma è solo il primo di una serie di successi catodici (Julia Child and Company, Dinner at Julia’s, Baking with Julia, in Julia’s Kitchen with Master Chefs), doppiati dalle performance editoriali (The Way to Cook, Cooking with Master Chefs, Julia and Jacques Cooking at Home insieme a Jacques Pépin, infine My Life in France, uscito postuma nel 2006). Tanto che parallelamente si riempie il palmarès, dal Peabody Award all’Emmy Award e al National Book Award; ma Julia è stata anche insignita della Legion d’Onore francese e della Medaglia Presidenziale della Libertà. Una parte della sua cucina è oggi visitabile presso lo Smithsonian Institution, Washington.