Sarà un ambizioso locale polifunzionale, la prima sede all’estero di Roscioli, che esporterà ogni sua articolazione: al piano terra ristorante, wine bar, bottega per prodotti a marchio e delivery; sotto una variazione della Rimessa in chiave “party-style” newyorkese.
La notizia
Neppure l’oceano ferma il marchio Roscioli, che nella prossima primavera inaugurerà la sua prima sede all’estero, per la precisione a New York. Non male per quella che un tempo era la semplice insegna di una pizzeria, dove i Romani facevano il loro spuntino di pizza bianca e rossa dagli anni ’70; nel 2004 anche un punto di ristoro, con il proprio pane, formaggi, salumi e qualche semplice piatto caldo; seguito, a partire dal 2017, da una “Rimessa” dedicata alle degustazioni e al vino.Nella Grande Mela andrà a occupare gli spazi del ristorante Niche Niche in MacDougal Street, in partnership con la ristoratrice Ariel Arce, che tanto ha contribuito negli scorsi anni a cambiare il modo di bere dei newyorkesi, dirottandoli verso etichette inusuali e mai scontate, oltre i cliché del lusso. E sarà un locale ambizioso e polifunzionale, che esporterà le diverse anime della casa: al piano terra ci saranno la bottega con i prodotti a marchio Roscioli e il delivery nello stile della salumeria con cucina romana, il ristorante e il wine bar; sotto un format che riprenderà elementi della Rimessa, ibridati con tratti “party-style” del Niche Niche. Tutto fuorché un franchising, visto che i dipendenti sono già in viaggio da Roma.
“È successo tutto in modo naturale, come un lascito delle relazioni costruite attraverso il Niche Niche”, commenta soddisfatta Arce, che in un certo senso stava lavorando nella stessa direzione a migliaia di chilometri di distanza. E di fatto l’idea è nata un paio di anni fa, quando era in viaggio a Roma con un partner d’affari per festeggiare il suo compleanno ed ha conosciuto il fondatore e sommelier della Rimessa, Alessandro Pepe.
Nel frattempo, la bufera pandemica colpiva duro, spingendo i ristoratori americani e non solo sull’orlo del baratro, alla ricerca disperata di formule nuove. Quando Arce è tornata a sedersi alla Rimessa la scorsa estate, è suonato come un segno del destino, l’annuncio di un manager di voler aprire oltreoceano. “Vi aiuto io” e tutto è partito. “Il fatto che qui già esistesse questa comunità, spiega perché vogliano venire”, è il commento a proposito delle affinità elettive fra le due realtà, ora unite nel commercio.
Fonte: Eater
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