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St Moritz Gourmet Festival: i migliori chef mediorientali volano in Svizzera

di:
Marco Colognese
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copertina st moritz gourmet

Dal 20 al 28 gennaio, il St. Moritz Gourmet Festival torna con un’edizione dedicata alla cucina mediorientale, ospitando giovani talenti del calibro di Raz Rahav, ventiseienne eletto miglior chef d’Israele da Gault & Millau.

L'evento

Il St. Moritz Gourmet Festival è nato nel 1994: da allora i migliori hotel della celebre località svizzera si sono uniti per ospitare cuochi da tutto il mondo in una serie di palcoscenici di lusso come le loro grandi sale. Anche quest’anno, come da ormai quasi trent’anni a questa parte, durante i quali sono passati quasi duecento chef di altissima caratura da trenta paesi diversi e ottantamila appassionati di alta cucina, uno dei luoghi culto del jet set internazionale rinnoverà questo importante appuntamento.



Quello che accade in occasione del Festival che quest’anno si terrà dal 20 al 28 gennaio non rappresenta comunque certo una gara tra primedonne del mondo gastronomico, ma una somma di veri e propri momenti di scambio e reciprocità tra professionisti di grande levatura, con l’idea di realizzare il meglio in termini di proposte per chi ha la fortuna di partecipare a uno dei numerosissimi eventi.



Questa edizione celebra una cucina di grande fascino come quella mediorientale, con dieci chef ospiti affiancati ai loro omologhi executive degli hotel partner: i piatti saranno una combinazione di tradizioni e ingredienti tra Oriente e Nordafrica, mediati dall’influenza delle moderne tecniche occidentali. Tra le occasioni più interessanti, al Carlton Hotel St Moritz, cinque stelle del gruppo The Tschuggen Collection, 60 stanze con vista sul lago e sulle montagne dell’Alta Engadina, ci sarà Raz Rahav.


A 26 anni, nel 2018 Raz è il miglior chef d’Israele per Gault&Millau, quest’anno è risultato terzo nei "MENA's 50 Best Restaurants”: due anni prima l’apertura a Tel Aviv di OCD, acronimo di obsessive-compulsive disorder ovvero disturbo ossessivo compulsivo. Il nome non è stato attribuito a caso, lo chef infatti in un’intervista su Bet Magazine Mosaico, quando gli sono stati chiesti tre vocaboli che potessero descrivere il suo rapporto con il cibo, ha dichiarato: “Calore, calma, disordine: il cibo deve essere “accogliente”, “abbracciare” il cliente, deve essere rassicurante e rilassante. Lo associo anche al disordine in quanto personalmente il mio rapporto con il cibo non è stato sempre calmo e sano. Ho sofferto di anoressia e ancora oggi associo il cibo al pensiero di quanto ho trascorso. Questo mio passato è uno dei motivi del nome “OCD” che ho dato al locale”.



Da OCD il menu, che cambia di volta in volta e non è reso noto ai commensali, viene servito contemporaneamente a tutti gli ospiti che si ritrovano seduti attorno a un bancone lungo la cucina a vista. La cucina è ispirata dalla cultura e dalle materie prime locali oltre che, come si legge nel sito del ristorante, alla chutzpah, parola ebraica che si può tradurre con insolenza o impertinenza, ma nel tempo ha assunto anche il significato positivo di audacia. Ancora nell’introduzione del sito si legge: “Ti invitiamo a venire con la mente aperta”. Sarà decisamente una bella sorpresa vedere Rahav in tandem con Fabrizio Crespi, executive chef del Carlton. E, perché no, assaggiare la cucina dei due ristoranti dell’albergo, il Romanoff e Da Vittorio St. Moritz (2 stelle Michelin e 18 punti GaultMillau).


 

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