Non tutti i Paesi vanno alla stessa velocità. Germania e Austria, come Australia e Singapore registrano un trend positivo per il settore dell’ospitalità
La Notizia
L’illusione di essere tornati alla normalità è facile, d’altronde si vedono persone sedersi tranquillamente al proprio bar o ristorante preferito e spesso scordandosi la mascherina. In realtà per il settore dell'ospitalità la situazione è ben diversa. A poco più di due mesi dalla riapertura, infatti, bar, ristoranti e pizzerie soffrono ancora pesantemente, specie nelle città d’arte dove mancano i turisti stranieri, gli statunitensi in primis.Anche la riduzione dei posti a sedere imposta dalle normative sul distanziamento sociale non aiuta a risollevare gli animi. o meglio, le finanze così come la mancanza di molti lavoratori, che ancora in smart-working, non pranzano più fuori casa. E’ vero i fatturati sono in leggero recupero secondo l’analisi del Centro Studi Fipe, ma le perdite registrate sono ancora del 40% e gli operatori del settore non prevedono a breve un ritorno alla normalità. Solo 6 imprenditori su 10 sono soddisfatti di aver riaperto (circa il 61%), mentre il 68% ritiene di non riuscire a tornare ai livelli pre-covid. Con il passare del tempo le cose, in Italia, non sembrano migliorare e gli imprenditori che valutano positivamente l’andamento post riapertura è passato dal 22,2% al 18%.
Un’indagine condotta da Ascom Confcommercio Bergamo, una delle aree più colpite dalla pandemia, rileva che solo un esercizio su due (il 52,2% per la precisione) ha riaperto subito il 18 maggio, il 23% lo ha fatto verso la fine del mese e il 18,6% entro la metà di giugno. Il 6,2% delle attività, invece, non ha ancora riaperto perchè non riesce a sostenere economicamente la situazione attuale. Solo per il 31% dei ristoranti, infatti, la riduzione dei coperti è sostenibile grazie agli ampi spazi del proprio locale. Sembrano non aver aiutato nemmeno take-away e delivery. Il 43% degli esercizi che già offriva il delivery non ha registrato un aumento e anche se durante il lockdown i ristoranti che hanno puntato su questa strategia sono saliti al 59% del totale una volta terminato più di 1 su 4 ha deciso di sospendere il servizio.
La situazione attuale, però, va valutata da Paese a Paese perché, per quanto riguarda la propensione al “dining out”, si registrano delle differenze sostanziali. In italia le prenotazioni per il week-end sono il 56% rispetto allo stesso periodo del 2019 mentre tutt’altra storia è quella di Germania e Austria. Queste ultime, infatti oltre ad essere state tra le prime nazioni a consentire la riapertura dei ristoranti il 15 Maggio, hanno registrato un aumento delle prenotazioni nei week-end di Giugno in media del 43% e del 66% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. A contribuire a questo andamento positivo sicuramente hanno influito le regole per la riapertura e le restrizioni che hanno avuto un impatto minore rispetto al Belpaese. Altri provvedimenti a favore del settore dell’ospitalità di questi Stati sono stati, inoltre, misure ad hoc come l’abbassamento dell’Iva decisa dal Governo tedesco e i voucher messi a disposizioni delle famiglie e dei consumatori. In Australia, invece, dopo un inizio negativo con un calo del 27%, nei primi tre fine settimana di Giugno le prenotazioni stanno registrando una crescita costante raggiungendo i numeri del 2019. A Singapore dopo che il primo weekend post riapertura aveva chiuso con un bilancio negativo del 42%, in quelli successivi si è registrato un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente.
Su scala globale si sta, quindi , registrando un’inversione di tendenza verso dati positivi, speriamo che anche per il Belpaese, seppur più lentamente, ci si avvii verso questi trend.