Da Acquasanta si mangia molto bene e a prezzi più che giusti. I tre soci hanno aperto da circa un anno, ma considerando la pandemia hanno appena cominciato. Ecco i loro piatti.
La Storia
Cosa ci fa un ristorante di cucina di ricerca, con arredo di stampo industriale, fornelli a vista, tavoli in legno senza tovaglie in linea con il nord Europea, nel quartiere Testaccio a Roma? Che un format del genere in una zona romana famosa per mercati e piatti romaneschi, e di certo non abituata a cucine di questo tipo e livello, stoni un po’, può anche starci, ma bisogna abituarsi ad approfondire più che a guardare e basta. Da Acquasanta si mangia molto bene e a prezzi più che giusti. I tre soci hanno aperto da circa un anno, ma considerando la pandemia hanno appena cominciato. Sono di Anzio ed è lì che è nato il progetto con un protagonista unico: il pesce. Provenienza il mare del litorale laziale, direttamente dall’azienda ittica di proprietà di Giuseppe De Angelis (terza generazione), uno dei soci, che acquista quotidianamente all’asta della cittadina.Ci sono poi Paolo Fiorenza e Alessandro Bernabei, quest’ultimo lo incontrerete in sala e lo riconoscerete perchè ha il sorriso buono ed entusiasta di chi è felice di trovarsi dov’è. Proveniente da un altro mondo, quella della moda, ha il timone della sala con caparbietà e slancio. Come detto, però, Acquasanta è ancora in piena fase di rodaggio anche se non si direbbe, i piatti sono pochi e centrati, tutti ittici, marini e salmastri con twist molto gradevoli su diverse ricette. In nessun mondo come quello del mare è fondamentale usare una materia prima eccellente che risalti in ogni piatto, e questo qui è assodato.
Dunque andiamo avanti, cos’è una materia prima pregevole senza una mano adoperata e capace? Tanto ma non il massimo. Ci pensa dunque Enrico Camponeschi, cuoco romano under 30: inizia nelle cucine capitoline dell’Hilton, l’anno seguente diventa capo partita al St.Regis di Piazza della Repubblica, poi “La Penna d’Oca” di Via Ripetta, nel 2014 è sous chef di quello che definisce il suo maestro Andrea Dolciotti (da Inopia), e ancora lavora come chef a Le Tamerici a Fontana di Trevi finchè, nel 2016, ha inizio quella che reputa la sua esperienza più importante all’Osteria di Monteverde, dove è stato sous chef per quattro anni al fianco di Roberto Campitelli. Ora è a capo di una cucina piccola ma moderna, in cui può divertirsi e farsi valere con uno spartito che parla nella sua quasi totalità di mare.
I Piatti
Camponeschi però non rinuncia alla sua passione per quinto quarto, fondi e al piacere carnivoro che con maestria impiega in piatti come lo “spaghettone “Mancini”, cozze, 'nduja e pecorino o nella “rana pescatrice, carote alla brace, lattuga e fondo bruno”, intensa ed eccellente.
A dar man forte c’è la new entry Giulia Fusillo, la talentuosa pastry chef in grado di far mangiare un dessert anche a chi solitamente chiude un cena con del formaggio. Precedentemente nella pasticceria “Marisa di Lucca Cantarin” a Padova, da Settembrini e nell’Hi-Res all'Hotel Valadier. Voglia e curiosità da vendere, per il servizio in corso ha chiesto di occuparsi della linea dei secondi (e lo fa con merito), i suoi “bottoncini di mela, uvetta, pinoli e brodo di speck” sono spiazzanti e reinterpretano il concetto di dessert.
Compaiono poi il sous chef Mattia Reteuna (esperienze importanti con Gabriele Bonci, Pascucci al Porticciolo, e giri formativi in Thailandia, Cabogia, Vietnam, Melbourne) e il capo partita Stefano Tichetti, il “Re dei Crudi” della brigata di Acquasanta, formatosi con i fratelli Regolanti del Romolo al Porto di Anzio.
Due dei piatti imperdibili sono la cotoletta di mazzancolle, porcini, pimenton e alioli, panatura non perfettamente salda ma dall’altissima godibilità, e il suddetto spaghettone in armonia tra cozze, 'nduja e pecorino.
Due anche i menù a cui affidarsi: “Mare Nostro" con le cinque portate a scelta dello chef (55€) o il "Il Mare d'Autunno" (70€) che ne conta otto (a cui abbinare 3 o 5 calici di vino. A pranzo anche la possibilità di tre opzioni), tutto il resto a scelta libera dalla carta con cui spaziare e divertirsi. Una cucina che ha pretese ma che non ostenta alcun passo falso, si procede con ciò che la squadra sa fare e con gli assemblaggi giusti che pare siano in essere. Il mare cambierà ed il menù con lui, bisognerà tenere d’occhio Acquasanta e vedere dove arriverà il ristorante che Testaccio non si aspettava.
Indirizzo
Acquasanta RistoranteIndirizzo: Via Aldo Manuzio 28, 00153 Roma RM
Tel: 06 4555 0020
Email: info@acquasantaroma.com
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