È il momento della provincia? Liberi dalle corvée mediatiche e dallo strozzinaggio degli affitti, i due giovani chef di Fuentelgato vivono il loro sogno con un pizzico di follia in mezzo al nulla. E la critica li premia.
La notizia
Fino a poco tempo fa ben pochi, lontano da Huerta del Marquesado, avevano sentito parlare di Alex Paz, Olga Garcia e del loro ristorante Fuentelgato. Poi sono stati nominati al titolo di cuochi rivelazione da parte di Madrid Fusion e un faro si è acceso nel deserto di questo piccolo paese, dove duecento anime vivono isolate praticamente da tutto. Scenario inconsueto per un menu degustazione coi fiocchi, tripudio di ostriche, anemoni di mare e Champagne.Il congresso motiva così la sua scelta: i due gestirebbero un ristorante minimal in un contesto rurale, indirizzato a una dozzina di commensali in mezzo al nulla. “Cucina eroica, moderna, succulenta, elegante e sottile portata avanti da due giovani pazzi in un luogo inverosimile e con un buon senso che stupisce”. Decisione che a sua volta ha meravigliato non poco la coppia, ben intenzionata a rivitalizzare il paese.
Di fatto sono un paio d’anni che ci lavorano, all’inizio, invero, senza puntarci più di tanto, piuttosto andando e venendo per vedere se ingranava, con aspettative e speranze prossime allo zero. Arrivavano entrambi da esperienze prestigiose nella ristorazione di Valenza, Alex in particolare aveva allacciato il grembiule da Ricard Camarena, che gli ha trasmesso l’amore per i fondi. Difficile tuttavia farsi strada in una grande città, al punto che un giorno hanno fatto rotta verso Huerta del Marquesado, paese di Olga, i cui genitori mandano avanti una locanda.
“Abbiamo iniziato nell’aprile 2019 con un menu breve e semplice, cinque piatti a 12,50 euro e poi a 15; ci siamo evoluti e anno dopo anno abbiamo visto che quello che tirava di più era il degustazione lungo, che abbiamo messo a 45 euro”, racconta oggi Olga, che segue la sala e la cantina. La proposta si è subito distaccata dall’offerta locale, una gastronomia di terra incentrata su cacciagione e funghi. Piuttosto i due hanno puntato sul vegetale (fornitore Calabacin Rojo) e sul pesce, che da queste parti si era visto ben poco.
Alex la descrive così: “La nostra è una cucina di prodotto, proponiamo un menu molto diretto e soprattutto comprensibile. Chiunque arrivi, con qualsiasi bagaglio, può capire facilmente e spassarsela. Non c’è discorso, non c’è estetica, conta che il piatto sia generoso e l’ospite ne goda”. La varietà contribuisce al divertimento, visto che la proposta cambia ogni settimana. Qualche esempio? Piselli lacrima con panna affumicata, barbabietola con consommé di caccia e caffè, risotto di anemoni di mare, ostrica stufata con frattaglie. Ma non c’è meno ricerca nella carta dei vini, con Borgogna, Champagne e vini delle isole in evidenza, nello sforzo di evitare i soliti noti, proponendo etichette inconsuete.
Che sia arrivato il momento delle province? “Di fatto se ci concentriamo su Madrid, Barcellona e Valenza, dove le opportunità sono limitate, gli affitti altissimi e le narrazioni indispensabili, ignoriamo una parte consistente dell’offerta. Puoi farlo qui, a Ciudad Real o fra le montagne dei Paesi Baschi, questo ti dà una certa libertà operativa, consente di ridurre i costi e regala romanticismo, al di là del rendimento economico. Il nostro obiettivo è che la gente venga e mangi bene”. Nessun trasloco in vista, quindi, ma traffico che cresce verso Fuentelgato.
Fonte: eldiario.es
Foto: crediti Ristorante Fuentelgato