Dopo diversi decenni da critico gastronomico, nel 2013 Bruno Verjus ha abbandonato la penna e ha indossato la giacca da cuoco. Il suo “Table”, a Parigi, detiene due stelle Michelin e una stella Verde, oltre a essersi classificato decimo nella classifica dei The World's 50 Best Restaurants nel 2023.
Nato nel 1959 a Roanne, dopo anni da critico gastronomico sferzante e mai banale che non si tirava certo indietro al momento di dire qualcosa di scomodo, ha abbandonato la scrittura per aprire un suo ristorante. Nel 2013, a 54 anni, Bruno Verjus usa l’esperienza accumulata come cliente di livello come trampolino di lancio per “Table”, a Parigi.
Conoscitore e amante della Francia, dei suoi territori, prodotti e produttori, nel suo ristorante incarna l’ideale che “il cibo è cultura” come faceva già nelle vesti di divulgatore nel suo blog Food Intelligence. Il ristorante reclama l’entusiasmo degli amici del settore di Bruno, chef e giornalisti che gioiscono per il collega, e della critica: nel 2018 arriva la prima stella Michelin, seguita dalla Verde nel 2020 e dalla seconda stella nel 2022.
Bruno è soprattutto un difensore dei sapori schietti, puliti e crudi, espressi in una cucina coerente e umana che riflette la vitalità dei prodotti di stagione: "Un prodotto è la sacra alleanza di una materia e di un carattere. È quanto di meglio la natura, insieme all'uomo, può dare. L'arte di nutrirsi si fonda sul rispetto dei prodotti e dei produttori."
Nel 2021 pubblica il libro “L'arte di nutrirsi”, in cui ripercorre l’inusuale viaggio che lo ha portato ai vertici della gastronomia. Riflette soprattutto sull'arte di esplorare i sapori, sull'importanza della condivisione e sul dovere della trasmissione. Nel 2023 “Table” si classifica al decimo posto nella classifica dei The World's 50 Best Restaurants non solo per la qualità dei suoi piatti, ma per tutta l’esperienza in cui vengono coinvolti i clienti, d’altronde il suo chef è stato per 50 anni dalla parte di chi mangia.