Bambini al ristorante: sì o no? La questione non è nuova. Daniel Boulud risponde a modo suo. Anche così, secondo il grande chef franco-americano, si aiuta il fine dining a rinascere, evolversi e perpetuarsi.
La notizia
Ora che il peggio sembra essere passato, ma solo sul fronte sanitario, la ristorazione si lecca le ferite. E se è vero che non si contano gli esercizi chiusi e i posti di lavoro andati in fumo (in Canada 319mila rispetto al 2019), inizia a trapelare qualche previsione su quando il comparto tornerà ai fatturati di un tempo. C’è chi dice mai, c’è chi dice nel 2023 (sempre in Canada), c’è chi dice solo dopo trasformazioni radicali.Ed è almeno un po’ l’opinione di Daniel Boulud, mostro sacro della ristorazione a stelle e strisce, dall’osservatorio privilegiato di 14 locali disseminati per il mondo. L’alta cucina è viva e sgambettante, ma è stata e sarà chiamata a profonde evoluzioni, che sono comunque nel suo DNA. “Noi siamo creativi. Gli chef trovano sempre il modo di realizzare le cose, quindi abbiamo fatto ciò che è nella nostra natura. Abbiamo servito cibo in un momento di crisi a chi ne aveva più bisogno”, ha dichiarato riferendosi alla fondazione di una charity, Food 1st, che ha sfamato i lavoratori degli ospedali e altri operatori in prima linea, anche per tenere occupata la brigata. “Uno dei nostri punti di forza è che sappiamo fare fine dining, ma sappiamo anche cucinare bene in scala. Abbiamo riconfigurato i nostri ristoranti per adeguarli alle prescrizioni sanitarie e siamo andati avanti… Ma non ci saremmo riusciti senza la lealtà dei nostri clienti e fornitori, che non ci hanno mai abbandonati”.
“Il fine dining non morirà mai perché non si tratta solo di cucina. Il fine dining è fatto di persone. Posso fare il più semplice dei pasti, ma se ho un servizio fantastico, musica fantastica, un’atmosfera calda e del cibo meraviglioso, per me è fine dining… Possiamo citare innumerevoli esempi di ragazzi che hanno lavorato per noi 20 o 30 anni fa, hanno imparato le abilità e le tecniche per avere successo, poi sono partiti e hanno espresso la loro interpretazione di cosa sia il fine dining. Questo è essere mentori. Si tratta di imparare gli uni dagli altri, in modo da mantenere vive le tradizioni dell’alta cucina e trasmetterle alle nuove generazioni di gourmet”.
Oltre a fare beneficienza, Boulud in questi due anni ha lavorato a nuovi progetti, che si stanno via via concretizzando. Per esempio, ha aperto un nuovo fine dining, Le Pavillon, nel cuore di Manhattan, mentre è in dirittura d’arrivo un locale informale, Le Gratin, presso il Beekman Hotel di New York. “Crediamo nel fine dining, ma crediamo anche nel fun dining”, scherza. “Mi piace vedere che i genitori portano i figli in uno dei miei ristoranti, per educarli all’alta cucina. Spesso mi chiedono: ‘Faccio la cosa giusta, portando i miei bambini in un locale di lusso?’ Certo, rispondo. Il fine dining non è solo fine food. Si tratta di trascorrere insieme come famiglia i momenti più belli. Si tratta di creare un’esperienza che figli e genitori non dimenticheranno mai”.
Fonte: The Globe and Mail
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Foto: pagina ufficiale Daniel Boulud