Barolo Cascina Nuova, l’espressione immediata di un grande vino prodotto da Elvio Cogno.
L'azienda
Tutto parte in un ristorante a La Morra, meraviglioso borgo delle Langhe: Elvio Cogno, classe 1936, lavorava qui, al Ristorante dell’Angelo, il locale di famiglia. Quello servito ai clienti era un vino prodotto dalla raccolta nelle vigne di proprietà da generazioni, un vino della casa sui generis che a un certo punto diventa il vero mestiere di Elvio. Il passaggio da ristoratore a vignaiolo di Cogno comincia collaborando con la Marcarini a La Morra a metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Del 1961 è il primo Barolo, solo tre anni più tardi, tra i pionieri della scelta di valorizzazione di un particolare terroir, decide di indicare in etichetta ‘Brunate’, il nome del luogo di produzione. A sessant’anni, nel 1990, compra un casale del XVIII secolo: è la Cascina Nuova, in località Ravera a Novello, uno degli 11 Comuni della denominazione Barolo.

Elvio Cogno è il primo tra tutti a credere nell’omonimo cru che oggi è una notevole Menzione Geografica Aggiuntiva. Con il passare del tempo quest’uomo diventa un punto di riferimento, una figura chiave del mondo del vino sul territorio insieme a colleghi importanti come Renato Ratti e il Conte Cordero di Montezemolo. Dal 1996 ,accanto a lui a guidare l’azienda, 17 ettari, la più estesa superficie vitata nella zona di Ravera, ci sono sua figlia Nadia e il marito di lei Valter Fissore. Nadia, a cui oggi spettano i compiti gestionali, si è dovuta ricredere; non avrebbe mai infatti voluto seguire le orme del padre e i suoi sacrifici.

“Avevo giurato a me stessa che non avrei mai fatto vino, perché da piccola i miei genitori non mi accompagnavano al mare durante le vacanze estive, perché il lavoro era tutto a mano: dall’etichettatura – povera mamma Graziella, quante ore di lavoro – al rimontaggio – povero papà, sulle vasche altissime, quasi a toccare il soffitto. Perché in vendemmia il lavoro cominciava alle 5 di mattina e terminava a mezzanotte. Perché le mani erano sempre macchiate di viola scuro”. Si ricrederà velocemente, prima attratta da un mondo inevitabilmente affascinante e poi innamorandosi di quello che diventerà suo marito: “Incontrando Valter, è vino da sempre e per sempre!”

Valter è un uomo carismatico, il quale ha chiaro in mente l’obiettivo di sviluppare un progetto di grande personalità. Secondo lui: “Per fare il vino bisogna avere un’idea, difenderla con i denti, a volte essere chiamati bastian contrari. Per fare vino ci vuole una visione.” L’idea dell’azienda è quella di preservare, conservandola, la biodiversità derivante dalla grande variabilità genetica del Nebbiolo con il suo notevole numero di biotipi: questo consente sia di poter realizzare vini con peculiarità differenti, sia di far fronte in modo più efficace a quelle che sono le nuove sfide, a partire dal cambiamento climatico. Da qui la decisione di destinare i singoli biotipi a vigneti distinti.

In vigna il principio fondante è quello di intervenire il meno possibile, per agevolarne l’equilibrio naturale: ecco perché da ormai 15 anni il diserbo non è più praticato, si usano il sovescio e concime organico a base di humus di lombrico; i diradamenti sono mirati e per la lotta ai parassiti sono usati antiparassitari e anticrittogamici di origine naturale, come oli essenziali. “La vite si comporta come l’organismo umano. Abbiamo scelto di ridurre il più possibile gli interventi di difesa con prodotti chimici, puntando invece sull’equilibrio e sulle naturali difese della pianta. Se prendiamo l’antibiotico per un mal di gola, probabilmente indeboliremo il sistema immunitario, se invece preveniamo il problema con un’alimentazione ricca di vitamine e coprendoci quando fa freddo, vivremo meglio e ci ammaleremo meno”.

In cantina vengono utilizzati lieviti indigeni selezionati. Si vogliono poi evidenziare le caratteristiche di ciascuna annata senza forzature, con lunghe fermentazioni e lunghe macerazioni a cappello sommerso, con estrazione lenta e delicata. L’affinamento avviene in botti grandi, solo di rovere di Slavonia non tostato, per fare in modo che il legno integri il vino senza prevalere, preservando in questo modo freschezza ed eleganza.

Dalle vigne di Ravera, a un’altitudine di 380 metri con esposizione a Sud – Sud Est e un clima caratterizzato dalle brezze alpine mitigate dal fiume Tanaro, su terreni calcareo argillosi compatti, ricchi di minerali, si ottengono vini come il Barolo Ravera, elegante e di grande struttura, da aspettare con la sua austerità che con l’andar tempo diventa finezza estrema. Ci sono poi Vigna Elena, dedicata alla nipote di Elvio, da dove arriva un ottimo Nebbiolo Rosé, Bricco Pernice, nella zona più storica del cru Ravera, composto da una parcella di vigne di 50 anni e due parcelle di vigne di 25 anni, da cui provengono le uve per il potente Barolo Ravera Bricco Pernice. C’è poi il meraviglioso Barbera d’Alba Pre-Phylloxera, con le sue ultime viti di età superiore a 100 anni che danno vita con le loro uve a un grande vino. Ancora, un bianco da conoscere, la Nas-Cëtta, utilizzata come vino da Messa, dolce e leggermente passito, sostituita nel tempo da uve più remunerative e riscoperta e portata a nuova vita da Elvio Cogno e a Valter Fissore.
Il vino

A noi è piaciuto moltissimo il Barolo Cascina Nuova, dai vigneti più giovani, affacciati su uno stupendo anfiteatro naturale a 380 metri, un vino diretto, assolutamente propedeutico per chi voglia iniziare ad approcciare più facilmente una tipologia spesso non immediata e vista a volte con un eccesso di ‘deferenza’. Ne vengono prodotte mediamente 20.000 bottiglie; la vinificazione avviene in acciaio, l’affinamento prevede 24 mesi in botte grande di rovere di Slavonia e ulteriori 6 in vetro. Seduce per la sua immediatezza, con un naso fresco, fruttato e delicatamente speziato. In bocca è elegante, armonico, con una bella sapidità. Un Barolo per imparare a bere Barolo.