È un miracolo imprenditoriale quello compiuto dalla famiglia Obando, che ha trasformato un forno di paese, dove si impastava con gli asini, in un’azienda internazionale che rifornisce gli star chef.
La storia
Siamo abituati a pensare che il pane sia quella cosa che si scende a comprare la mattina nel forno sotto casa. Fresco, fragrante, appena sfornato. Ma non sempre è così. Se Niko Romito ha lanciato il suo pane da frigo, che dal laboratorio di Castel Di Sangro copre l’intera rete commerciale, in Spagna c’è un forno di eccellenza che spedisce in tutto il mondo. Un nuovo business, in controtendenza sul mantra della sostenibilità.“Mio padre ha mantenuto un tasso di crescita lento ma costante, passando dalla dimensione locale alla vendita in qualche paese del circondario”, racconta Jaime. È stata la nuova generazione, tuttavia, a rinnovare tecnologie e prodotti. “Provando e riprovando, in un’epoca di forte crisi, mentre si regalava il pane, abbiamo puntato sul pico. E ci siamo resi conto che la scheggia che avanzava per un difetto della macchina piaceva quasi più del pezzo in sé, quindi abbiamo modificato la tecnologia, per ottenere quel risultato. Possiamo dire che è un prodotto nato per errore”.
Gli effetti sono stati virali, raggiungendo presto la grande distribuzione insieme a 25mila clienti in tutto il mondo, cosicché l’export si accaparra oggi il 15% della produzione. “Il segreto è stato il prosciutto: Joselito e Cinco Jotas usano il nostro pico nelle loro degustazioni”. E ormai la produzione di 60 addetti non basta più: è arrivato il momento di assumerne altrettanti e costruire una nuova fabbrica che soddisfi la domanda.
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