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“La cucina indiana è molto più complessa di quella europea". L'opinione dello chef Manav Tuli

di:
Francesco Garbo
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Copertine Manav tuli

Al bando i pregiudizi: secondo lo chef indiano Manav Tuli la cucina del suo paese è molto più complessa di quella europea. Ecco come ha ottenuto la stella Michelin.

La notizia

Pensando alla cucina indiana, la nostra mente ci porta subito al sapiente uso di spezie che donano profumo e colore a piatti come il pollo al curry o al masala dosa. Curcuma, cumino, coriandolo e molti altri sono i pilastri fondanti di una cucina ricca e complessa, per qualcuno molto più sofisticata di quella europea. La pensa così Manav Tuli, fresco di stella con il suo ristorante CHAAT a Hong Kong. “Secondo me la cucina indiana è la cucina più varia, complessa e vivace del mondo”, racconta in un’intervista lo chef, che sin da giovane ambiva alla stella Michelin. “Questo è il motivo per cui ne sono rimasto così affascinato. Ma c'è così tanto da scoprire e conoscere, credo che una vita non sia abbastanza per imparare tutto. Non è solo una cucina a base di naan e curry. Ogni piatto ha una storia e un percorso in evoluzione; proprio come la storia stessa dell'India.

Crediti michelinguide.com



Quella di Manav Tuli, quindi, è una cucina divulgativa capace di far arrivare un messaggio, raccontare un percorso storico che ha portato a creare quel determinato piatto. “La stella Michelin ci offre l’opportunità approfondire la nostra cultura attraverso i piatti che presentiamo agli ospiti e allo stesso tempo di diffonderla in tutto il mondo, cancellando i pregiudizi.


Ma come rispondono i clienti di Hong Kong? "Qui amano il cibo indiano e ne apprezzano la complessità. I nostri ospiti vogliono ascoltare le storie che condividiamo con loro sull'origine e l'evoluzione di vari piatti come Biryani, pollo al burro, kulfi, chaat. Sono affascinati dall'idea di saperne di più sulle potenzialità delle spezie e anche sull'incredibile diversità che caratterizza il mondo gastronomico indiano.” Da qui una serie di appuntamenti, Taste of India, nei quali una dozzina di persone partecipano a un pasto speciale presso il ristorante, dove vengono preparate 7 portate accompagnate dal racconto della loro storia.


In CHAAT non ci concentriamo su una singola regione, ma sull’intero paese. Anche molti indiani conoscono solo i piatti specifici della loro regione di origine.” Spiega lo chef, che nella sua brigata conta ragazzi provenienti da nove regioni diverse dell’India. “Penso che questo approccio dia alla squadra un senso di orgoglio e appartenenza.

Fonte: hindustantimes.com

Foto: Crediti Chaat

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