Il Kuppelrain racconta la storia di una famiglia che ha trasformato una piccola stazione della Val Venosta in un luogo di alta cucina radicato nella terra, nei gesti antichi e nella cura quotidiana. Una casa dove tradizione e creatività si intrecciano, e l’attenzione profonda alle persone e all’ambiente diventa un modo di vivere, prima ancora che di cucinare.
La storia
Il Kuppelrain racconta la storia di una famiglia che ha trasformato una piccola stazione della Val Venosta in un luogo di alta cucina radicato nella terra, nei gesti antichi e nella cura quotidiana. Una casa dove tradizione e creatività si intrecciano, e l’attenzione profonda alle persone e all’ambiente diventa un modo di vivere, prima ancora che di cucinare. La prima cosa che colpisce, arrivando al Kuppelrain di Castelbello, è il contrasto. Una stella Michelin che brilla accanto ai binari di una piccola stazione ferroviaria: un luogo di passaggio, di quotidianità, di rumori ferrosi e partenze, che ospita uno dei ristoranti più raffinati dell’Alto Adige. È da questa collisione tra semplicità popolare e alta gastronomia che prende forma la storia della famiglia Trafoier — un racconto di determinazione, lentezza e di una sostenibilità che non si limita alla gestione delle risorse, ma tocca la sfera emotiva, quella che permette a un luogo di custodire un’anima.


Quando nel 1988 Sonya Egger Trafoier e Jörg Trafoier rilevarono la vecchia locanda liberty, la situazione era tutt’altro che incoraggiante. L’edificio aveva perso fascino, l’attività arrancava, e la posizione, distante dal centro e affacciata sulle rotaie, sembrava poco adatta a un sogno ambizioso. Eppure, la coppia vide oltre l’evidenza: intuì la possibilità di creare una casa con un’identità precisa, una cucina in grado di parlare la lingua della Val Venosta senza imitazioni, lasciando che i suoi paesaggi diventassero voce, ritmo, ispirazione. Fin dall’inizio la loro direzione fu chiara: valorizzare ciò che appartiene alla valle, lavorare con rispetto, ascoltare la natura e i suoi tempi. Non un semplice richiamo al “territorio”, ma un intreccio autentico con i suoi frutti, con artigiani e produttori che condividono la stessa etica, con materie prime trattate come presenze vive.

La filosofia e la cucina
Da questa visione è nata una cucina estrosa e inattesa, radicata e al tempo stesso abile nel guardare oltre i monti, proprio come la Val Venosta. Le ricette di Jörg Trafoier hanno saputo catturare i profumi della valle, trasformandoli in creazioni che uniscono sapore originario e sussurri lontani. L’asparago venostano che annuncia la primavera, i fiori d’estate combinati con leggerezza, l’agnello dei pascoli d’alta quota, i frutti dell’autunno declinati in variazioni sottili: un girotondo di freschezza che attraversa le stagioni senza tradire la purezza delle materie. Erbe aromatiche selezionate con cura, spezie mai invadenti, pietanze di tradizione — speck, carni affumicate, pani antichi — convivono con suggestioni marine e accenti esotici che donano profondità e coraggio, senza mai forzare la mano. Si assaggia ciò che la terra offre e lo si riconosce, e proprio per questo ogni piatto sorprende con naturalezza.

In ogni stagione la famiglia raccoglie personalmente erbe, fiori, rosa canina, noci, assenzio e frutti maturati al sole, che vengono lavorati e conservati seguendo gesti tramandati da madri e nonne, diventando confetture, sciroppi, preparazioni che ritornano sulla tavola della colazione o arricchiscono i piatti del menù. Quando possibile, tutto proviene da coltivazioni biologiche, non per seguire una tendenza, ma perché quel modo di operare è parte della loro identità.



Nel 2001 arrivò la prima stella Michelin, che non modificò il carattere del locale, ma lo confermò. Anno dopo anno il ristorante è cresciuto insieme alla famiglia: Kevin Trafoier ha portato nuove tecniche e un linguaggio gastronomico contemporaneo; Nathalie ha costruito un mondo dolce che dialoga con le radici senza limitarvisi; Giulya contribuisce alla vita quotidiana, rendendo il Kuppelrain un organismo familiare più che un palcoscenico culinario. E c’è Sonya, sommelier e nucleo pulsante del ristorante, che nel 2022 è diventata la prima donna in Italia a ricevere il Michelin Sommelier Award. La sua sensibilità negli abbinamenti non cerca mai l’effetto, ma un equilibrio intimo tra cucina regionale e respiro internazionale, una traiettoria silenziosa che unisce ciò che nasce vicino con ciò che arriva da lontano.

Oggi il Kuppelrain è un raro esempio di cucina raffinata che non si distacca dal quotidiano. L’ambiente liberty conserva un’eleganza sobria, la sala accoglie con un calore che non teme la semplicità, e molti ingredienti provengono dall’orto di casa o da collaborazioni che durano da decenni. Qui, secondo la famiglia altoatesina, la qualità non rappresenta un proclama, ma una relazione; e non vuole esprimere neppure un messaggio, ma un atteggiamento, un modo di custodire affetti, continuità ed equilibrio. Un pensiero raccontato, tra l’altro, anche nel libro Alla tavola del Kuppelrain – La sostenibilità in una cucina stellata: una sorta di dichiarazione d’intenti che non descrive soltanto come si cucina, ma soprattutto perché: una visione che lega gesti, tempo, memoria e responsabilità.


Così il Kuppelrain continua, discreto e saldo, a dimostrare che esiste una gastronomia capace di unire radici e orizzonti, casa e mondo. Una cucina che non cerca l’impressione, ma la verità del sapore; che non desidera stupire, ma rimanere. Una stella che non si è mai allontanata dai binari, forse perché la sua forza è sempre stata quella di restare fedele a ciò che è.
Contatti
Kuppelrain
Via Stazione, 16, 39020 Castelbello BZ
Telefono: 0473 624103