Attualità enogastronomica

Settore alberghiero, la denuncia in Spagna: “25 h di lavoro nel weekend e soldi in nero”

di:
La Redazione
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copertina 25 h lavoro weekend

L’allarme arriva dritto da un’inchiesta sul sito web La Vanguardia: il settore dell'ospitalità, in particolare in aree ad alta domanda come la Catalogna e Madrid, è spesso sotto i riflettori per le condizioni di lavoro precarie, ma alcune recenti dichiarazioni aggravano il quadro attuale.

Sul tema è intervenuto Eugeni Serranos, direttore generale di importanti strutture alberghiere come l'Hotel Miramar e il Dolce Barcelona e consulente esperto del settore. La sua critica principale è rivolta alle attività che operano in modo insostenibile, non riuscendo a rispettare gli accordi sindacali: "Se non riesci a rispettare il contratto collettivo, sia in termini di stipendio che di benefit, significa semplicemente che la tua attività non è sostenibile".

La contraddizione tra legge e realtà

Certo, non mancano gli esempi di buone pratiche e di stipendi contrattuali, ma la realtà sul campo rivela spesso una discrepanza allarmante. Sebbene i contratti collettivi di lavoro nel settore alberghiero della Catalogna prevedano stipendi che vanno dai circa 1.184 € per le posizioni iniziali a 1.600-1.800 € per i ruoli di maggiore responsabilità, è proprio la mancata applicazione di questi standard a generare il dibattito sulla precarietà.

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La denuncia di chi abbandona il settore

Il problema, secondo Serranos, risiede nell'elevato reddito non dichiarato e nella difficoltà di conciliare vita privata e lavoro, con turni spezzati, e lavoro nei fine settimana o festivi, che "finisce per esaurire il personale". Questa precarietà è stata la spinta per l'ex cameriere Albert Hernández a lasciare il settore dopo dieci anni. Nel suo ultimo impiego a Barcellona, racconta a La Vanguardia, si è trovato a lavorare 25 ore nei fine settimana, pagate completamente in nero. La retribuzione oraria era di 10 euro per i dipendenti più esperti e 8 euro per i nuovi, "dopo molta fatica". Alla fine, pur guadagnando circa 1.200 euro al mese, le ore di lavoro in nero erano eccessive. Passato a fare il magazziniere per un'azienda di forniture elettriche, Hernández guadagna uno stipendio simile, ma con orari fissi, condizioni dignitose e senza lavorare nei giorni festivi o nei weekend, un fattore cruciale per lui, padre di una figlia che gestisce un mutuo da 455 euro.

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Una storia analoga è quella di Ángel J. González, un immigrato ecuadoriano che ha lavorato come cameriere per quattro anni. Nonostante svolgesse mansioni da cameriere, il suo contratto era da aiuto cuoco, con uno stipendio ufficiale di soli 600 euro per mezza giornata e il resto in nero. Attualmente, Ángel ha cambiato carriera, ma combina il suo nuovo lavoro con un lavoro di 10 ore come cameriere nel fine settimana per una "grande catena, il tutto in piena legalità". Questo secondo stipendio gli permette di pagare l'affitto di un appartamento condiviso (350 euro) e di finanziarsi gli studi, dimostrando che, quando il lavoro è pienamente legale, può contribuire positivamente alla stabilità economica.

Testimonianze che invitano a riflettere: occorre monitorare la situazione e garantire maggior rispetto dei diritti dei lavoratori.

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