Guida Michelin

Jacopo Ticchi Da Lucio, una nuova stella splende su Rimini: la cucina di pesce che spiazza la Riviera

di:
Nadia Afragola
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La stella Michelin arriva su un progetto che non è semplicemente “un bel ristorante di pesce”. Da Lucio ha messo in discussione tutte le pratiche tradizionali della cucina di mare, scegliendo di lavorare quasi esclusivamente pescato nostrano, spesso di grande pezzatura, e di valorizzarlo dalla testa alla coda, frattaglie comprese.

Foto di copertina di Lido Vannucchi

QUANDO LA RIVOLUZIONE DEL PESCE DIVENTA “SISTEMA”

La scena è quella del Teatro Regio di Parma, luci rosse Michelin, giacche bianche che si riconoscono a distanza. Quando chiamano Da Lucio, a salire sul palco è un ragazzo con il berretto del locale, classe 1994, romagnolo fino al midollo: Jacopo Ticchi. Per Rimini è la prima volta che questo nome compare accanto a una stella Michelin; per chi segue da anni il suo lavoro, invece, è la conferma di qualcosa che era già scritto nelle reti dell’Adriatico.

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La Guida 2026 lo inserisce tra i 22 nuovi ristoranti monostellati italiani, uno dei due nuovi indirizzi stellati dell’Emilia-Romagna insieme al Cavallino di Maranello. In Riviera significa anche un’altra cosa: Da Lucio diventa uno dei pochissimi fari fine dining – pur restando fuori dalle etichette più rigide – in un territorio storicamente abituato alla trattoria di mare “come si è sempre fatta”.

Da Riccione al mondo, per tornare a casa “in mezzo al mare”

Per capire perché questa stella pesa più di altre, bisogna tornare indietro di qualche anno. Jacopo nasce a Cattolica, cresce tra scuola alberghiera a Riccione e cucine di Riviera, poi – diploma in tasca – parte per l’Australia, dove incrocia ristoranti di taglio internazionale e un’idea diversa di prodotto e servizio.

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Al rientro passa dal Joia di Pietro Leemann a Milano, dove rimane quattro anni: lì impara a leggere la materia prima con un occhio quasi “spirituale”, a togliere più che aggiungere, a fare della tecnica uno strumento e mai un fine. Poi ancora Spagna, il mondo delle tapas, il gioco della condivisione. Quando torna definitivamente in Romagna, con l’esperienza del Nécessaire Bistrot, inizia la sua ossessione: la frollatura del pesce. Nel 2019 nasce Trattoria Da Lucio; negli anni, quel progetto si trasforma e si sposta fino ad approdare dove ha sempre voluto stare: letteralmente in mezzo al mare, nella Darsena di Rimini, un locale sospeso sull’acqua che varie testate hanno raccontato come un “tempio del pesce frollato” e uno dei ristoranti di mare più discussi d’Italia.

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La coscienza del mare: dalla testa alla coda

La stella Michelin arriva su un progetto che non è semplicemente “un bel ristorante di pesce”. Da Lucio ha messo in discussione tutte le pratiche tradizionali della cucina di mare, scegliendo di lavorare quasi esclusivamente pescato nostrano, spesso di grande pezzatura, e di valorizzarlo dalla testa alla coda, frattaglie comprese. Il cuore del lavoro è la frollatura a secco: maturazione controllata del pesce – temperatura, umidità, tempi diversi a seconda delle specie e delle dimensioni – per concentrare gusto, modificare texture, amplificare le sfumature aromatiche. Una tecnica presa in prestito dal mondo della carne e spostata con rigore sul mare, a cui Ticchi ha dedicato anche il libro “Oltre la frollatura”, il primo volume italiano interamente consacrato a questo tema.

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Non è però un esercizio di stile: i menu raccontano brodetti ripensati, teste da spolpare, filetti maturati, tagli poveri e nobili messi sullo stesso piano, una tavola che prova a restituire l’idea di “coscienza del mare” più che di semplice godimento edonistico. Le recensioni parlano di un indirizzo “entusiasmante ed effervescente”, di una trattoria-non-trattoria che ha cambiato il modo di servire il pesce lungo la costa romagnola.

Un locale che influenza il sistema, non solo la Riviera

Negli ultimi anni Da Lucio è diventato uno dei case study più citati quando si parla di innovazione sul pesce in Italia. Critici e guide lo indicano come riferimento per la maturazione del pescato e per l’uso integrale dell’animale; altri cuochi guardano al suo lavoro come a una traccia, con risultati non sempre all’altezza, segno di quanto il modello sia affascinante da imitare ma difficile da replicare.  

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Nel frattempo Jacopo costruisce un profilo che va oltre il ristorante: ospite a MasterChef Italia, a parlare di frollatura davanti al grande pubblico, autore di un libro diventato testo di riferimento per addetti ai lavori e appassionati, protagonista di una serie di riconoscimenti: dallo Young Ethical Chef Award di Care’s alla presenza tra i 100 innovatori under 30 di Forbes, dai 40 Under 40 – Food Industry di Fortune al titolo di Miglior Chef Emergente per Food & Travel Italia, fino al premio Miglior Menu Degustazione del Gambero Rosso. In altre parole: Da Lucio non è un episodio isolato, ma il centro di una piccola costellazione che tiene insieme riflessione tecnica, narrativa del territorio, contemporaneità gastronomica.

Cosa significa la stella Michelin per Da Lucio

Trattoria Da Lucio Rimini
 

Dentro questo percorso, la stella Michelin 2026 non arriva come un colpo di scena, ma come un passaggio di stato. La Guida descrive Da Lucio come un indirizzo di pesce e frutti di mare contemporaneo, una cucina di grande qualità con un’impronta personale chiarissima, e lo inserisce tra le 22 nuove stelle che ridisegnano la mappa dell’Italia gastronomica. Per Rimini significa avere, in Darsena, un ristorante che porta il discorso oltre il “mare fritto” e le solite cartoline estive, senza però perdere l’anima romagnola fatta di convivialità e tavola condivisa. Per il sistema Michelin, significa riconoscere una ricerca radicale ma inclusiva, che non si chiude in un fine dining rigido, ma resta leggibile anche per un pubblico curioso e non specialistico.  

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La stella premia: una visione tecnica (la frollatura applicata al pesce in modo sistematico), una coerenza etica (solo pescato locale, utilizzo integrale, attenzione all’ecosistema adriatico), una narrazione territoriale che parte dai nonni pescatori e arriva a un locale sospeso sull’acqua, punto d’incontro tra memoria e futuro.

Un simbolo generazionale

Guardando Jacopo Ticchi con il berretto “Da Lucio” sotto le luci di Parma, è difficile non leggerci anche un simbolo generazionale. A poco più di trent’anni, con un locale che porta il nome di suo figlio e una cucina “in mezzo al mare” che ragiona su maturazione, ecosistemi e memoria, incarna un modo diverso di stare in cucina oggi: radicato e visionario, tecnico e popolare insieme.

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La stella non fa che fissare questa traiettoria su una mappa internazionale. Il resto, sulle tavole sospese della Darsena, continua come sempre: teste di pesce da spolpare, fondi intensi, tagli minuscoli trasformati in bocconi memorabili, calici che raccontano l’Adriatico. Per chi ama leggere la Michelin oltre l’elenco dei nomi, Da Lucio è proprio questo: il segno che una rivoluzione cominciata in una piccola trattoria di mare può diventare nuovo linguaggio riconosciuto, studiato e – da oggi – anche stellato.

Contatti

Da Lucio

Viale Ortigara, 80, 47921 Rimini RN

Telefono: 0541 161 2020

Sito web

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