Grande lutto nel mondo gastronomico: si è spento Aimo Moroni, figura di rilievo della cucina italiana con il suo Luogo di Aimo e Nadia. Lo ricordiamo così.
La notizia
Il mondo gastronomico piange la scomparsa di uno dei suoi maestri più influenti e discreti: Aimo Moroni. Il patron, insieme alla moglie, del celebre ristorante "Il Luogo di Aimo e Nadia", si è spento nella notte all'età di 91 anni. Moroni, trasferitosi da Toscani di Pescia negli anni Cinquanta -ancora giovanissimo- per cercar fortuna con Nadia, costruì una storia ristorativa di straordinaria lungimiranza, trasformando una trattoria di periferia in un'icona dell'alta cucina italiana.

Il nome "Aimo e Nadia" è da decenni un tutt'uno, simbolo di una filosofia che ha saputo unire l'essenzialità della materia pura alla raffinatezza dell'accoglienza fine dining. Così, l'indirizzo in via Montecuccoli è man mano diventato il "luogo" per antonomasia della cucina d'autore basata su ingredienti riconoscibili, stagionalità e sapori netti. Nel 1980 la conversione in "Ristorante" e la stella Michelin, fino al massimo riconoscimento della seconda. E pensare che, appena trasferiti, Aimo e Nadia avevano iniziato gestendo un bar-tabacchi.

Aimo Moroni era il fulcro dell'insegna: era l'uomo che si alzava prestissimo per selezionare personalmente le materie prime nei mercati, riportando in cucina un'idea di qualità senza compromessi. Sempre legato alle radici toscane, eppur visionario nella capacità di reinterpretare i capisaldi nazionali. Ai fornelli, il suo credo era l'eliminazione del superfluo. Un rigore che Massimo Bottura ha riassunto con una potente immagine: la sua cucina era "come la bandiera italiana": essenziale e immediatamente riconoscibile da lontano. Tra i piatti che hanno fatto la storia del ristorante spicca il mitico "spaghettone al cipollotto", simbolo di una semplicità portata all'eccellenza. Nel corso degli anni, Aimo e Nadia hanno ricevuto il plauso unanime della critica. L'influenza è andata ben oltre la sala di via Montecuccoli, portando la loro "Voce" anche nelle Gallerie d’Italia, davanti alla Scala.

La città di Milano ha riconosciuto il valore culturale e umano della coppia conferendole l'Ambrogino d’Oro nel 2005. Lino Stoppani, alla guida di Epam-Confcommercio, ricorda Aimo affettuosamente come «Un pioniere della grande cucina italiana, una storia di milanesità straordinaria. Modesto, serio, buono e capacità tecniche uniche». Nonostante la scomparsa, la visione di Aimo Moroni è destinata a perdurare. Già da tempo, aveva scelto i suoi eredi professionali: gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani che, insieme alla figlia Stefania Moroni, continuano a portare avanti la storia e la tradizione del "Luogo" con un perfetto equilibrio tra rispetto del passato e ricerca contemporanea. La sua lezione di sobrietà, fedeltà al mestiere e verità degli ingredienti resta una pietra miliare per l'intera gastronomia nazionale, e non solo.