“Finché non fai male a te stesso o agli altri, sulla pizza puoi mettere qualsiasi cosa. Sì, anche l’ananas o il tartufo”.
L'opinione
Per molti, Guy Fieri è il volto sorridente e energico della televisione culinaria, un turbinio di sapori forti, camicie bowling e l'iconica chioma bionda platino. Ma sotto l'apparenza da rockstar della cucina, c'è una filosofia semplice e profonda: il successo arriva quando si dà ascolto al proprio io più autentico, quello di un bambino di dieci anni pieno di idee e intraprendenza. Lo chef superstar rivela che la sua straordinaria carriera è la diretta conseguenza del motto "dovresti fidarti del tuo io decenne," una storia che emerge con forza dalla sua intervista nel podcast di Food & Wine, Tinfoil Swans.

L'episodio non è solo un racconto di cibo e celebrità, ma uno sguardo alle radici di una mentalità imprenditoriale che ha trasformato un ragazzino che vendeva Kool-Aid in un impero globale. Fieri condivide aneddoti esilaranti, momenti decisivi della sua carriera e il suo approccio senza filtri al dibattito culinario, dalla haute cuisine alla polemica sull'ananas sulla pizza.
Il giovane imprenditore di Flavortown
Fieri ricorda se stesso a 10 anni con una scintilla inestinguibile. Era il bambino che convinceva i turisti a comprargli i biscotti fuori dalla panetteria locale e che in seguito si mise nei guai con il padre per aver usato il braccio, macchiato di viola, per mescolare il Kool-Aid che vendeva. Ma l'intraprendenza non si fermò lì. A 14 anni, Guy aveva già guadagnato 10.000 dollari vendendo pretzel a fiere e rodei.

La sua ambizione era sostenuta da una lezione paterna: "Mio padre mi diceva sempre di avere soldi in tasca," ha rivelato Fieri. Questo spirito lo portò a stringere un patto con i suoi genitori: se avesse superato un impegnativo esame di francese conversazionale, gli avrebbero permesso di realizzare il suo sogno di studiare all'estero. A 16 anni, mentre si trovava in Francia, la sua vocazione si cristallizzò: "Diventerò uno chef. Avrò un ristorante. Mangerò cibo che mi farà impazzire," scrisse ai suoi genitori. Mangiare lingua di capra in Francia fu una delle esperienze che gli cambiarono la vita, un assaggio del mondo che lo aspettava. Prima di condurre show di successo come Diners, Drive-Ins, and Dives e Guy's Grocery Games, un giovane Guy Fieri si faceva le ossa come capitano flambé a soli 17 anni. Questo ruolo richiedeva abilità da showman, con trucchi come lanciare macinapepe e aprire barattoli di senape di Digione con una mano sola.

Una delle cifre stilistiche di Fieri è il suo approccio democratico e senza snobismo al cibo. È l'ambasciatore della "Flavortown", un luogo dove l'unica regola è che il cibo abbia un sapore fantastico, indipendentemente dalla sua origine o dalla sua "pretesa". Interrogato sullo snobismo culinario, in particolare sulla controversa questione dell'ananas sulla pizza, Fieri non ha dubbi. "Non mi interessa cosa metti su una pizza. Non ho un atteggiamento giudicante al riguardo, se vuoi usare l'ananas usala" ha dichiarato Fieri, aggiungendo di aver lavorato con grandi pizzaioli a Napoli. "Se è per questo c'è chi usa l'olio al tartufo, mentre io amo il tartufo vero. Sono scelte, non vanno criticate". Il suo consiglio è chiaro: "Fidati del tuo gusto, che sia ananas o tartufo."
