Top Chef

Albert Adrià: “A elBulli lavoravo 365 giorni, 24 h su 24. Oggi molti fanno finta creatività”

di:
La Redazione
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"Oggigiorno molti ristoranti hanno laboratori creativi, ma questo non significa che siano veramente creativi. Innovare è complesso, perché non ci sono limiti: raggiungi un risultato e poi si passa immediatamente allo step successivo. Può essere molto estenuante."

Foto di copertina di @Peposegurafotografia

Il percorso di un genio "silenzioso"

Quando, a soli 16 anni, si unì a Ferran a elBulli, l'ambizione non era la sua motivazione principale. La realtà era molto più semplice, quasi prosaica. “Non era la cucina a interessarmi, ma la posizione e la possibilità di vivere in riva al mare,confessa oggi Albert Adrià a 50 Best. “Nella mia mente, il prezzo da pagare per vivere lì era dover lavorare in cucina. Non mi importava molto se fossi uno chef o un giardiniere.” Ma la storia, come spesso accade, ha preso una piega diversa. Adrià si è rapidamente specializzato nella pasticceria, un ambito che ha rivoluzionato il suo modo di concepire il piatto. Secondo lui, a differenza degli chef che partono da un ingrediente e rischiano di “distruggerlo” con troppe manipolazioni, il pasticcere parte da una tela bianca

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È da questa prospettiva che sono nate le tecniche avanguardistiche che hanno reso celebre El Bulli, come la sferificazione. Ferran ne è diventato il volto pubblico, mentre Albert ha preferito rimanere dietro le quinte: “Mio fratello mi pagava per essere creativo in laboratorio e non avevo tempo di parlare con la stampa. Volevo passare inosservato e dedicare tutto il mio tempo alla creazione.”

 

La ricetta della vera creatività: perché Albert Adrià accoglie gli errori e si allontana dal passato

Vincitore del prestigioso Estrella Damm Chefs' Choice Award 2025, Albert Adrià si è finalmente liberato dall'ombra ingombrante del fratello Ferran. Oggi, la sua fama non è più legata solo a elBulli. I suoi ristoranti, in particolare Tickets ed Enigma, ne hanno dimostrato indipendenza e audacia. La vittoria del Chefs' Choice Award 2025, votato dai colleghi, è la prova definitiva del suo impatto. “Ho passato così tanti anni a sentirmi dire che ero solo il fratello di Ferran o solo il pasticcere di El Bulli,” afferma Adrià. “La vittoria è emozionante per me. Mi fa venire voglia di continuare a migliorare e di continuare a offrire di più.”

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Il segreto di questa inesauribile spinta creativa risiede nella sua disponibilità ad accettare l'errore. Da Enigma, che descrive come il suo ristorante “meno simile a El Bulli”, il fallimento non è un'opzione, ma un processo. Adrià osserva con preoccupazione che il panorama culinario moderno ha perso parte di questo coraggio. "Oggigiorno molti ristoranti hanno laboratori creativi, ma questo non significa che siano veramente creativi. Innovare è complesso, perché non ci sono limiti: raggiungi un risultato e poi si passa immediatamente allo step successivo. Può essere molto estenuante".

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La realtà è che oggi la creatività ha perso il suo valore sostiene. Fa eccezione per figure come Andoni Luis Aduriz di Mugaritz e René Redzepi, che sono rimasti fedeli alla loro visione. Del resto, l'innovazione comporta un grande impegno: "Il lavoro che svolgevo a El Bulli richiedeva un alto livello di concentrazione 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno, perché le idee fluiscono ed emergono quando e dove meno te lo aspetti". Per i prossimi cinque anni, la sua filosofia rimane la stessa: spingersi oltre, innovare, non guardarsi indietro. Ma poi, il suo sguardo si rivolge a un orizzonte più tranquillo. Dopo aver rivoluzionato la gastronomia, Albert Adrià sogna una vita più semplice. “Voglio dare il massimo per i prossimi cinque anni. Dopodiché, mi troverete solo a portare a spasso il mio cane.”

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