Errico Recanati accende Loreto con la 12ª edizione di FUOCO, tra il “rito” della brace e l’alta cucina.
FUOCO non si limita a celebrare la carne, per quanto nobile: la brace diventa terreno fertile per ogni elemento della cucina. Verdure, pesce, lumache, pane e persino dolci passeranno attraverso il calore vivo del carbone. “Tra i miei ingredienti preferiti non escludo anche la frutta, come le pesche settembrine, oppure le verdure, dalle lattughe al peperone rosso, o ancora le ostriche, cotte con il midollo. Per quest’anno, invece, il vegetale avrà un ruolo da protagonista – confessa Recanati – è un mondo che sto esplorando tantissimo. Ma ci saranno anche cacciagione e animali da cortile, e perfino una pancia di vacca di 18 anni, burrosa e succulenta”.
Parlare con Errico Recanati significa inevitabilmente lasciarsi trascinare da immagini potenti, spesso poetiche, sempre sincere. Per lui la brace è più di una tecnica: è memoria collettiva, è rito di famiglia, è il punto in cui innovazione e modenità trovano una fiamma comune. Non mancano le battute, quelle che fanno parte del personaggio. “A parte i camerieri, ci passo tutto in brace”. Ironia a parte, dietro le provocazioni resta chiaro il messaggio: nessun piatto sfugge al rito del fuoco vivo, ed è proprio in questa trasversalità che FUOCO si differenzia da ogni altro evento gastronomico.
La visione totale della brace
Non mancano, ogni anno, le solite obiezioni su presunti rischi della cottura a legna. A chi storce il naso, Recanati risponde con la franchezza che lo contraddistingue: “Tutto il mondo mangia alla brace da una vita, e non muore per questo. Anzi: è molto meno nociva di tante altre cose che consumiamo quotidianamente. Nella mia cottura, c’è una selezione maniacale del legno e delle materie prime. Consideratelo un va…lo sereno, con amore”.
Oltre la cena, un’esperienza
Quella di FUOCO non è una tavolata qualunque: è un’immersione sensoriale totale. Luci, musica, performance artistiche e, naturalmente, i profumi della brace accompagneranno gli ospiti fino ai fuochi d’artificio finali. È spettacolo, sì, ma soprattutto condivisione. “Immaginate un grande camino – racconta Recanati – davanti al quale tutti guardano le scintille, la fiamma. FUOCO è questo: famiglia, accoglienza, calore”. L’evento è aperto al pubblico con biglietto d’ingresso, un dettaglio che Recanati sottolinea con orgoglio: “È un grazie agli ospiti che frequentano durante l’anno i nostri ristoranti. Non un club chiuso per addetti ai lavori, ma una festa aperta a chiunque voglia vivere questa magia”.
Il fuoco come metafora
Ogni anno FUOCO cresce, si rinnova, sorprende. Brucia di una passione che non si consuma. Questa dodicesima edizione, con il suo carico di ospiti stellati, piatti inediti e una filosofia che non smette di evolversi, promette di superare le precedenti. Eppure, al di là delle novità, resta immutato il cuore dell’evento: quella magia semplice e primordiale che solo il fuoco acceso in una notte di fine estate può regalare. Come dice lo chef, “forse non so se è la brace, la confusione o l’emozione, ma FUOCO è sempre un’altra cosa. Diversa, unica. Una serata che lascia addosso il calore, dentro e fuori”.
