In un giardino paradisiaco, tra sake e sapori di Gifu, è possibile scoprire l’autentica cucina giapponese robata nella capitale meneghina.
Varcando la porta di Katei, anche Milano rallenta: il locale non è vasto, non ci sono lanterne di carta di riso, ventagli e altri richiami al Giappone, tutto è sospeso tra fiori e prati sul soffitto e legni caldi che evocano il silenzio di un ryokan. In pochi istanti, ti sembra di scivolare dentro un mondo a metà, un po’ glamour, un po’ orientale, un po’ casa e un po’ giardino: il nome stesso d’altronde, katei, significa “casa giapponese”, unendo i due caratteri giapponesi che fondono le parole di “mura domestiche” e “giardino”, alludendo quindi al senso di accoglienza, cordialità condivisa, luogo comodo e piacevole. Ma può assumere anche lo sfumato senso di un processo in divenire, un progetto che cresce.

Un invito al ritorno a casa: il fuoco che parla, il sapore che ricorda, la convivialità domestica che sorprende. Qui, come in ogni focolare che si rispetti, a regnare è lei, la brace. Non come atto scenografico, ma un rituale di rispetto e misura. Masaki Okada e il team MRG hanno costruito una “casa di fuoco” in cui la cucina nipponica, quella più sconosciuta e riservata, trova residenza.
La storia: fuoco, casa e gruppo

Il progetto nasce nel 2025 per merito del MRG Milano Restaurant Group, conosciuto per insegne come Rosso Brera e L’Alchimia. Katei si inserisce a pieno titolo nella filosofia del gruppo: semplicità elegante, cura meticolosa per le materie prime e una cucina non fine dining, ma di alto profilo. La consulenza di Masaki Okada, chef giapponese formatosi con la cucina kaiseki a Gifu e perfezionatosi a Milano tra Iyo, Finger’s e Tomoyoshi, incarna discipline antiche e l’etica di un insegnamento rigido, regolato, completo, ricevuto da maestri come Tomishima. Arrivato in Italia con esperienze prettamente nipponiche, ha portato a Katei più di un esercizio di stile, ma un progetto sincero: piatti che raccontano, al gusto, il valore della materia prima e del fuoco. La cucina Robata, d’altronde, dipende strettamente al rispetto: per la materia, il tempo e il gesto, mai scontati né meccanizzati.


Al suo fianco, una squadra giovane, attenta e coinvolta. I feedback dei clienti – spesso citano nomi come Katia e Anna – raccontano di un servizio empatico e competente, una vera estensione delle intenzioni dello chef. La loro professionalità e vasta conoscenza della materia le rendono testimonial vere di Katei ma anche dell’accoglienza in pieno stile “robata”: un’accoglienza piacevole, calda, autentica. Provare per credere: fatevi guidare da Katia attraverso un percorso di degustazione accompagnato dai sake. E scoprirete una nuova dimensione del pairing. Il fuoco, che cuoce insieme carne, pesce e verdure in un abbraccio affumicato, intenso, sublime, si traduce ancora nel calore di qualcosa che ti accoglie.
Gli ambienti: intimità domestica, nuance contemporanee

Con pochi coperti, Katei gioca sulla differenza: accoglie nelle tre anime del suo interno—sala conviviale, sushi bar da osservare con sgabelli alti, e un soppalco raccolto e suggestivo—e si apre nella bella stagione con un dehors discreto ma ben integrato nella via. La sobrietà dei toni naturali, la geometria di carta di riso e sake accoglienti in bella mostra, insieme ai fiori di ciliegio pendenti e altri, creano un design che non osa, ma cattura. L’ambiente riesce a essere raccolto ma mai soffocante, accessibile ma curato, sinonimo di un lusso senza ostentazione. Il dehors, in prospettiva delle serate calde, regala nuovi sorsi di convivialità, confermando la filosofia domestica ma aperta del progetto. Non è la trasposizione stereotipata degli interni nipponici, ma un tentativo misurato di evocazione: atmosfere calde, quasi domestiche, dove ogni tavolo suggerisce conversazione e condivisione.
Il menu: fuoco che racconta la materia

Nel cuore di Katei, la robata prende vita in tre sezioni, tutte incentrate sul fuoco, la brace, la precisione. Il menu distingue oniku (carne), gyokai (pesce) e yasai (verdure). Prima si viene accolti con starters squisitamente giapponesi: gyoza fragranti, calamari croccanti con lime e pepe verde, tacos ricchi di tonno e avocado, piatti che portano subito il cliente in una casa a Tokyo, tra i quartieri di Kabuki-cho e il sorriso gustoso di un fine serata. Il sushi, preparato magistralmente al banco, è un atto performativo: l’Avocado Grill fonde consistenze (gambero fritto, avocado scottato, teriyaki, ikura), l'Italia–Giappone unisce burrata, pomodori confit e tonno, mentre lo Scallop Roll abbina salmone, capesante e mentaiko mayo in un trionfo di gusto.




Ma dove si esprime al meglio e si distingue il locale, è nella cottura alla brace, letteralmente la cottura “robata”, che prevede brace viva in una specifica griglia simile al nostro barbecue. Non è così scontato trovarlo, non basta avere un macchinario e qualche pezzo di carbone per chiamarlo “robata”: deve rispondere a misure, materiali, regole precise, per rispettare il tradizionale stile giapponese. E qui il robata di Katei spicca sia per la sua composizione, un macchinario realizzato su misura in Giappone, scelto accuratamente da Okada-san, sia per il suo utilizzo: provatelo con le proposte di carni. Yaki Iberico con salsa chashu e Yaki Tori (coscetta di pollo yakitori) sono esempi di semplicità sapiente, mentre il Gyuniku, filetto di manzo da 200 g, offre un’esperienza di marezzatura e contrasti proteici difficilmente eguagliabile.

Sul fronte del pesce, emergono Kamayaki (salmone alla griglia), Ricciola (guancia di pesce affumicata e grigliata) e il potente Gindara miso (merluzzo d’Alaska), ogni piatto con un’anima aromatica e verticale, dove il fuoco amplifica di volta in volta la profondità marittima. Spazio anche al lato delle verdure, declinate con tatto e non raramente sorprendono per l’intensità: sono rappresentate da pietanze come Manganji yakibitashi, friggitelli cotti alla brace e conditi con shichimi; Yaki kinoko, funghi misti burro-soia; Nasu dengaku, melanzane alla salsa miso e katsuobushi.


Ogni spiedino, ogni boccone, parla di rispetto per la materia e per la misura. Qui, lo chef non accende il fuoco per spettacolo – non è una piastra, ma una vibrazione domestica –, e la brace non dà fiato al fuoco, ma alla memoria ancestrale di un mestiere – espressione gentile e pensata, non urlata. Il percorso si chiude con eleganza: nel nostro caso con Hiromi cake in tre varianti (Okinawa, Yuzu, Reiwa), moderna reinterpretazione del dolce nipponico coadiuvata da mousse, azuki e biscotto croccante. I mochi – al pistacchio, cioccolato, caramello salato, mango, vaniglia – offrono un finale sorprendente per leggerezza e precisione.
Bevande e pairing: sakè e carezze alcoliche

Non mancano vini, champagne e birre giapponesi, ma sono i sakè e i cocktail giapponesi a lasciare il segno. Dalle varietà da Junmai a Daiginjo, il sakè accompagna con grazia la delicatezza cruda del sushi e l’intensità affumicata della robata. I cocktail, come il Negroni Katei, esplodono in eleganza con gin Impact, Campari e sakè invecchiato: una bolla di cultura liquida che si muove tra Oriente e Occidente. Spiccano inoltre lo Spicy Martini (sakè, vermouth, zenzero, cetriolo amazu) e l’etereo Origami (gin, sakè yuzu, champagne, lampone, lime).

Il percorso, diviso in crudo e grill, avvolge con delicatezza salata e affumicata, mentre piatti e sakè dialogano in un racconto sensoriale senza enfasi e senza ripetizioni. Katei non è una destinazione passiva: chiede attenzione, partecipazione e voglia di sentirsi, per qualche istante, a casa.
Contatti
Katei Robata&Sushi
Via Giovanni Battista Fauchè, 11, 20154 Milano MI
Telefono: 02 9710 4552