Attualità enogastronomica

New Orleans, influencer rifiuta di pagare 300$ al ristorante: scoppia la polemica tra social e ristoratori

di:
Elisa Erriu
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Al ristorante Pulcinella di New Orleans una cena da 300 dollari diventa un caso mediatico: l’influencer Diane Kronstad sostiene che il pasto fosse “un baratto di visibilità”, i titolari replicano che la promozione non paga stipendi né bollette.

*Foto di copertina a scopo puramente rappresentativo

Un tavolo apparecchiato può trasformarsi in palcoscenico. A New Orleans, al ristorante Pulcinella, è bastato un servizio da 300 dollari per innescare un dibattito che travalica i confini di un conto lasciato insoluto. Da un lato i proprietari, Bella Blue e Andrew Principe, custodi di un locale che difende la cucina italiana con prezzi accessibili; dall’altro Diane Kronstad, fashion e food blogger newyorkese, convinta che “l’esposizione valga quanto — e talvolta più — di un assegno”. Tra loro, un’incomprensione che si è trasformata in un piccolo caso mediatico globale..

L'accaduto

Tutto nasce da uno scambio su Instagram: la blogger, che gestisce il sito Fashion Digest, aveva contattato il ristorante per proporre una visita “da coprire con contenuti e recensioni”. A domanda diretta di Blue — «Dobbiamo prevedere un conto? Sarà tutto offerto? Anche i drink?» — sarebbe arrivata una risposta inequivocabile: “No payment necessary for this visit”. Niente pagamento, insomma. Un invito, almeno così è parso, a ordinare liberamente per raccontare l’esperienza ai follower.

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La cena, però, non è finita con un brindisi: il conto da 290 dollari, raccontano i titolari, è stato lasciato sul tavolo. «Hanno mangiato, bevuto e se ne sono andati senza saldare» ha dichiarato Blue, spiegando di aver poi pagato lei stessa il conto scontato e di aver lasciato la mancia al personale.

Kronstad ha una versione diversa: secondo lei, l’accordo era chiaro — un pasto interamente offerto in cambio di copertura mediatica — e il malinteso sarebbe nato dalla scarsa comunicazione del locale. «In queste collaborazioni, normalmente il titolare si presenta, spiega i limiti dell’ospitalità e accompagna l’esperienza. Nulla di tutto ciò è accaduto. Quando ci è stato presentato il conto, l’atmosfera è diventata ostile» ha dichiarato a The Independent, aggiungendo di essere stata inseguita fuori dal ristorante dal proprietario e accusata pubblicamente.

Non contenta, la blogger ha poi lasciato a Pulcinella una recensione a due stelle su Google, definendo la cucina “nella media” e la location poco attraente. Una stoccata che ha ferito più del conto: per un piccolo ristorante, l’immagine digitale è una vetrina fragile, un biglietto da visita che si può incrinare con un clic.

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Ristorante Pulcinella

Il risultato? La vicenda è esplosa sui social. Prima un post di uno chef indignato, poi video e dichiarazioni a catena. Kronstad, travolta dalle critiche, ha rivendicato con fermezza il suo ruolo: «Il pasto non era “gratis”. Era un baratto, un lavoro. Io offro esposizione, contenuti, credibilità. È la normalità di questa professione».

Dall’altra parte, i titolari hanno replicato con un invito alla trasparenza: «Se contatti un ristorante per proporti, chiarisci subito cosa ti aspetti. Così si evitano fraintendimenti e polemiche».

Rapporto Influencer-Ristoratori

Il caso, al di là delle versioni contrastanti, fotografa un nodo sempre più teso nel rapporto tra influencer e ristorazione. Da un lato chi vive di comunicazione digitale, dove un post può valere centinaia (o migliaia) di potenziali clienti. Dall’altro chi lavora tra fornelli e tavoli, convinto che la visibilità non paghi le bollette né gli stipendi dello staff.

Eppure, la verità sembra muoversi in quella terra di mezzo dove il confine tra ospitalità e lavoro si fa sfumato. Kronstad ricorda di aver collaborato senza incidenti con altri due ristoranti della città, sottolineando che «serve fiducia reciproca, chiarezza, rispetto. Quando questo viene meno, nascono equivoci che danneggiano tutti». Blue, invece, difende l’impegno quotidiano: «Da noi per spendere 300 dollari in due bisogna ordinare davvero tanto, perché cerchiamo di mantenere i prezzi accessibili. Quella sera sono stati presi diversi drink, e questo ha inciso».

C’è un dettaglio riportato dalla stessa Blue che ha acceso ulteriormente la discussione: all’uscita, la blogger avrebbe domandato con leggerezza «È tanto per voi 300 dollari?». Una frase che, se confermata, ha il sapore di un coltello girato nella piaga di chi manda avanti un piccolo esercizio tra margini sempre più stretti.

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Ristorante Pulcinella

Al centro resta la domanda: qual è il valore di una recensione? Quanto può pesare un reel su Instagram rispetto a una cena regolarmente pagata? Nel settore enogastronomico, la linea è sottilissima. Alcuni ristoratori considerano l’ospitalità agli influencer un investimento in pubblicità. Altri, invece, lo vedono come una trappola che svilisce il mestiere e apre la porta ad abusi.

In questo caso, la polemica ha lasciato ferite da entrambe le parti: i proprietari si dicono amareggiati per la cattiva recensione e per l’eco virale della vicenda; la blogger, dal canto suo, parla di migliaia di messaggi offensivi ricevuti online, e conclude difendendo la dignità del suo lavoro: «Non cerco di generare scandali, ma di raccontare storie culinarie con rispetto. Voglio solo che sia chiaro: anche i content creator lavorano, e meritano equità».

Pulcinella intanto continua a cucinare, Kronstad a scrivere. Ma il dibattito resta aperto, come un tavolo lasciato in sospeso. In un’epoca in cui un post può costruire o distruggere la reputazione di un locale, forse la lezione più utile è che la comunicazione, come la buona cucina, ha bisogno di chiarezza e grande attenzione al dettaglio.

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