Dopo la visita dell’influencer, una valanga di recensioni negative, meme e commenti sarcastici sul profilo Instagram del locale, fino a far precipitare le valutazioni su Google a 1,1 stelle e costringere Yelp a bloccare la pagina con un “unusual activity alert”.
La notizia
Tre mesi di vita, un’idea ambiziosa, una manciata di post su Instagram e un nome precocemente diffuso nel mondo della ristorazione di San Francisco. Kis Cafe, elegante wine bar di Hayes Valley, era partito con l’aura delle buone promesse. Poi, in pochi giorni, quella patina di entusiasmo si è sgretolata sotto il peso di un caso mediatico che sembra uscito da una black comedy gastronomica: il co-proprietario e chef Luke Sung, un tempo astro della cucina californiana-francese e due volte candidato ai James Beard Awards, ha lasciato il locale “con effetto immediato” dopo un acceso scontro con una food influencer. L’annuncio, arrivato via Instagram e riportato qui dal San Francisco Standard, non ha lasciato spazio a interpretazioni: «Il comportamento del nostro chef è inaccettabile e non fa più parte del team come co-proprietario, chef o in qualsiasi altro ruolo». Un messaggio asciutto, che aggiunge come il ristorante resterà aperto ancora “per poco”, soprattutto per sostenere lo staff finito nel mezzo della tempesta.

A innescare il crollo è stato un video pubblicato su TikTok da @itskarlabb, content creator locale, che in cinque minuti ha raccontato un incontro tanto imbarazzante quanto rivelatore. Pur senza fare nomi, la community non ci ha messo molto a collegare il racconto a Kis Cafe e a Sung. Il risultato? Una valanga di recensioni negative, meme e commenti sarcastici sul profilo Instagram del locale, fino a far precipitare le valutazioni su Google a 1,1 stelle e costringere Yelp a bloccare la pagina con un “unusual activity alert”. Secondo la ricostruzione della tiktoker, la visita al ristorante era legata a una “collaborazione” tipica del mondo social: cibo gratis in cambio di visibilità online. Arrivata in anticipo, seduta al bancone e in attesa del marito, la donna avrebbe sentito il maître e un collega discutere di lei, sostenendo che avesse “troppi pochi follower” e che l’iniziativa fosse un errore. Poi, l’incontro con lo chef. Sempre stando al racconto della creator, Sung avrebbe fatto partire alcuni dei suoi video a volume alto per poi dichiarare che il suo lavoro “non era all’altezza” del ristorante. La frase che ha colpito di più? «La sua audience non è il tipo di persone che verrebbero qui», un modo elegante — ma non troppo — per insinuare che i suoi follower non avrebbero potuto permetterselo.

Come se non bastasse, sarebbe arrivata la domanda retorica dal sapore di vecchia gloria da parte del cuoco: «Sai chi sono io?», seguita dal ricordo delle sue nomination ai James Beard Awards e da un paragone con la figlia, che a quanto pare “ha 600.000 follower”, a fronte dei suoi numeri modesti. A parlare per il locale è stato Eric Lin, co-proprietario, che ha spiegato come il post su Instagram fosse pensato per proteggere i dipendenti, bersagliati da messaggi ostili e telefonate dopo il video. «Mi si spezza il cuore quando il mio staff deve ascoltare certe voicemail o quando amici che sono venuti a cena qui un mese fa vengono molestati su Instagram per averci mandato messaggi di supporto», ha detto. Intanto, @itskarlabb ha visto i suoi follower salire in pochi giorni da circa 22.000 a oltre 150.000, pubblicando un secondo video per ringraziare chi l’ha sostenuta contro lo sfogo dello chef. Il cortocircuito mediatico ha colpito anche Isa, il ristorante che Sung aveva venduto nel 2010: pure lì Yelp ha blindato la pagina per prevenire ulteriori commenti ostili.

La storia di Kis Cafe non è un episodio isolato. Negli ultimi mesi, San Francisco ha già vissuto altri “processi social” a ristoratori finiti nel mirino degli influencer. A giugno, il celebre banco di pesce Swan Oyster Depot è stato travolto da polemiche dopo l’avvistamento di un cappellino con i numeri “45” e “47”, interpretati come un riferimento politico pro-Trump. Lo scorso dicembre, lo chef Geoffrey Lee, titolare del ristorante stellato Ju-ni, si è ritirato da tutte le sue attività dopo accuse di maltrattamenti verbali mosse sempre da una figura di spicco su TikTok. Kis Cafe, aperto da appena tre mesi negli spazi che ospitavano Petit Crenn, non aveva nemmeno un sito ufficiale: solo due post su Instagram, entrambi ormai sommersi da commenti ironici sul “basso numero di follower” del locale. In un’epoca in cui la reputazione digitale di un ristorante può cambiare nel giro di un’ora, la vicenda di Sung diventa quasi un caso di studio su come il potere degli influencer possa ribaltare gerarchie e carriere in pochi clic. E se una volta erano le guide gastronomiche a decretare la sorte di uno chef, oggi bastano una fotocamera verticale, un algoritmo favorevole e un pubblico indignato per trasformare un pranzo di lavoro in una débâcle globale. Nel caso di Kis Cafe, il menù non ha avuto il tempo di diventare il protagonista: è stato il “fuori menù” delle relazioni pubbliche a chiudere la partita.