I 50 Best non hanno dubbi: la cuoca colombiana Leonor Espinosa è la migliore del mondo. Nel suo Leo si dipingono i paesaggi della Colombia, tutelati attraverso una Fondazione che sostiene le comunità rurali e indigene, con un’attenzione particolare per le donne contadine.
La notizia
La parabola di Leonor Espinosa è stata davvero singolare. Fino a 35 anni la sua vita è stata dedicata allo studio dell’economia e dell’arte, poi al lavoro come manager nella pubblicità. Solo nel 2007, da perfetta autodidatta, ha aperto il suo primo ristorante a Bogotà: Leo, dove ha continuato ad applicare la sua fervida intelligenza all’economia e all’arte, in modo nuovo. Quindici anni dopo arriva la consacrazione, con il riconoscimento quale migliore chef donna al mondo da parte dei 50 Best, dopo l’ingresso nella classifica generale al 46mo posto e i numerosi piazzamenti nel ranking continentale. Succede a un’altra sudamericana, Pia Leon, premiata nel 2021 per Kjolle.La motivazione loda “il forte senso di responsabilità sociale e l’attitudine umile”, che hanno fatto di lei un punto di riferimento mondiale per chi aspira a diventare cuoco. Tutto è iniziato, come racconta in prima persona, accanto ai fornelli della nonna, quando dirigeva i preparativi per il pasto in famiglia. Tuttavia, la vocazione gastronomica nel tempo si è intrecciata alla frequentazione delle arti plastiche. E di fatto i piatti forniscono una rappresentazione commestibile dei paesaggi del paese: il mare, la montagna, il paramo, la selva e la mangrovia, attraverso ingredienti come le formiche limonere giganti, i vermi delle foreste pluviali, i semi del deserto.
Ed è per tutelare tale biodiversità che Leonor ha creato la fondazione Funleo insieme a sua figlia Laura Hernandez-Espinosa, anche lei chef e sommelier di Leo. Per il suo tramite sostiene le rivendicazioni delle tradizioni gastronomiche delle comunità colombiane, cominciando dal patrimonio biologico e immateriale. È a fianco delle donne di campagna, autentiche costruttrici dell’alimentazione per il mondo e simboli che comunicano la vita, la memoria e la speranza in tempi di certezza e incertezza. Ma la fondazione ha anche contribuito alla creazione di un centro gastronomico nel Golfo di Tribugà, che funge da rifugio per le vittime della droga.
“Ricevo questo premio con grande gioia perché adesso la mia voce si farà sentire un po’ di più”, ha dichiarato Leonor. “Si tratta di un riconoscimento che mi permetterà di continuare a utilizzare la cucina come importante leva per generare benessere sociale ed economico, soprattutto nei paesi in via di sviluppo”.
Fonte: bbc.com- theworlds50best.com
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Foto di copertina: Crediti Leo