A Marne, piccola frazione con 500 abitanti in provincia di Bergamo, Marco Stagi e Giorgia Ferrari costruiscono un progetto di vita e di cucina dove ogni piatto è un atto consapevole, ogni ingrediente una storia da raccontare.
Nel borgo silenzioso di Marne, dove le pietre raccontano storie antiche e il verde sembra non finire mai, c’è un ristorante che non è solo un luogo dove mangiare, ma dove fermarsi, ascoltare e ritrovarsi. Si chiama Metodo, e nasce da un’intuizione condivisa, da un amore per la bellezza e per le cose fatte con cura. Dietro questo nome essenziale ci sono Marco Stagi e Giorgia Ferrari, coppia nella vita e nel lavoro, che hanno dato forma a un progetto tanto personale quanto rigoroso.
“Metodo” come filosofia, non come formula


«Abbiamo scelto questo nome perché volevamo che raccontasse il nostro approccio: nessuna improvvisazione, ma nemmeno rigidità. Metodo è ciò che ci guida, ma è anche il nostro modo di stare al mondo», spiega Marco, classe 1992, chef di formazione solida e visione contemporanea. Giorgia, al suo fianco, aggiunge: «Per me Metodo è anche bellezza, equilibrio, proporzione. È l’armonia tra il cibo, il luogo e l’esperienza. Ogni dettaglio – dall’arredo alla mise en place – deve contribuire a far sentire l’ospite parte di qualcosa di autentico».
Il menù come narrazione stagionale
Da Metodo non ci sono piatti “fissi”. Il menù è vivo, mutevole, in dialogo continuo con le stagioni, i prodotti del territorio e l’ispirazione quotidiana. Marco lavora con ingredienti locali e vegetali, lasciando spazio a carni e pesci selezionati con cura maniacale, ma senza mai tradire la sua vocazione a una cucina pulita, elegante e sempre leggibile.


Il percorso degustazione si chiama “I colori del gusto”, e già nel nome si intuisce il desiderio di raccontare emozioni visive e sensoriali. Due versioni, da cinque o sette portate, pensate per accompagnare l’ospite in un viaggio coerente ma sorprendente, dove ogni piatto è una tappa pensata per stupire con misura.
I piatti: fra geometria, emozione e tecnica
Marco racconta la sua cucina come un esercizio di sintesi. «Non voglio che un piatto dica troppe cose tutte insieme. Preferisco un messaggio chiaro, pulito, che resti impresso». Questa filosofia si traduce in preparazioni che colpiscono per precisione, estetica e profondità gustativa. Tra i piatti simbolo del ristorante c’è la Lattuga marinata con tuorlo d’uovo e beurre blanc: un’idea nata quasi per caso, che nel tempo è diventata una firma. Apparentemente semplice, ma costruita su un equilibrio perfetto tra grassezza, acidità e sapidità. Un piatto che sorprende per eleganza e intensità.



Il Risotto al pomo d’oro è invece un omaggio al pomodoro in tutte le sue forme – acqua, pelle, polpa – e al ricordo infantile del sugo della nonna. Un piatto caldo e contemporaneo allo stesso tempo, che dimostra quanto la memoria possa convivere con la tecnica. Un altro esempio della cucina di Marco è la Ricciola fiammata con pompelmo e pepe rosa, che lavora su contrasti delicati tra dolcezza e amaro, tra crudo e cotto. Una proposta pulita ma con un’energia vibrante, come un acquerello dai contorni netti.


Ma è nel vegetale che la cucina di Metodo trova spesso la sua voce più nitida. Ne è esempio l’Asparago all’olio, dove l’ortaggio è cotto sottovuoto con olio alla citronella, esaltato dalla dolce acidità dello yogurt di montagna e completato dalla sapidità del cappero. Un piatto totalmente vegetale, che dimostra quanto si possa dire con poco – se quel poco è perfetto.

C’è poi la Pannacotta con cipollotto, conchiglie e lime: una preparazione sorprendente che gioca con texture e temperature. La base cremosa della pannacotta si fonde con il gusto diretto del cipollotto arrostito, mentre le vongole di Chioggia aggiungono la componente minerale. Lime, basilico e un tocco di acqua di mare chiudono il piatto con una freschezza inattesa. I Girasoli al verde raccontano invece una storia di memoria e territorio: pasta fresca tipica “40 tuorli”, ripiena di coniglio, servita con le primizie di stagione e il classico bagnet vert piemontese. Un piatto che richiama le “piole”, le trattorie di una volta, ma che si presenta con una pulizia e una definizione da cucina contemporanea.

Infine, il Vitello primavera: carne pregiata della storica macelleria Cazzamali, lavorata con rispetto e mantenuta nella sua integrità. A completare il piatto, un’esplosione di verdure verdi di stagione e un pesto delicato all’aglio orsino. Un equilibrio perfetto tra forza e leggerezza, memoria e attualità. E per chiudere il percorso, le Bucce di limone, vaniglia e bottarga borealis: un dessert che sfida i confini del dolce, unendo sapidità e freschezza in una chiusura audace ma estremamente raffinata. «Non mi interessa il dolce come coccola fine a se stessa – dice Marco – mi interessa lasciare un’ultima parola che racconti chi siamo».

L’orto, i campi, la raccolta spontanea
Gran parte degli ingredienti vegetali arriva da un piccolo orto che Marco e Giorgia curano personalmente, o da fornitori locali con cui hanno instaurato un dialogo diretto. Ma non solo: molte erbe e fiori sono raccolti nei campi attorno al ristorante. «Camminare nei dintorni è parte del lavoro», racconta Marco. «A volte torno con un’idea nuova solo per aver visto crescere qualcosa tra le pietre».
Il luogo: ospitalità diffusa e bellezza silenziosa
Metodo è parte di un progetto più ampio di ospitalità diffusa. Oltre al ristorante, due B&B – uno ricavato da un’antica torre medievale – accolgono chi vuole fermarsi e vivere il borgo con lentezza. «Ci piace l’idea che le persone possano staccare davvero – spiega Giorgia – non solo venire a cena, ma respirare un’altra dimensione del tempo».


Lo stile delle sale porta la sua firma: essenziale, naturale, con materiali grezzi e dettagli studiati. Tavoli in legno massello, ceramiche artigianali, tessuti neutri e luce calda. Ogni elemento è pensato per non distrarre, ma accompagnare.
Un progetto che cresce con loro
«Questo è il nostro mondo», dicono. «Abbiamo scelto di mescolare vita e lavoro, anche se non è sempre facile. Ma ogni mattina ci svegliamo guardando questa corte, sentendo il profumo del pane o delle erbe. È impegnativo, ma anche bellissimo». La complicità tra loro è evidente, anche nei silenzi. Marco più introspettivo, Giorgia più solare. Eppure perfettamente in sintonia nel far sì che Metodo non sia solo “il loro ristorante”, ma un luogo con un’anima propria.

Un invito a restare
Metodo non cerca l’effetto wow. Cerca qualcosa di più duraturo: lasciare un segno nella memoria di chi passa di qui. È un ristorante che si scopre poco a poco, in cui ogni dettaglio – dal piatto al gesto – è pensato per far sentire accolti, ascoltati, ispirati. Forse è questo, in fondo, il loro vero metodo: fare le cose con cura. Con amore. Con intenzione.
CONTATTI
Metodo
Via Vittorio Emanuele, 9, 24040 Marne BG
Telefono: 3420365600
Sito: ristorante-metodo.it
Instagram: @metodo_ristorante
Email: info@ristorante-metodo.it