Ling Qi Wu, dall’umile cucina della nonna a titolare di 5 locali: la chef cinese dei record

di:
Elisa Erriu
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Nuova copertina Ling Qi Wu chef

"Eravamo molto poveri, ma la nonna mi dava sempre le materie prime fresche che riusciva a coltivare nell’orto". Dagli insegnamenti di famiglia Ling Qi Wu ha tratto forza e ispirazione per costruire una carriera. Ecco come.

La chef

Ad Austin, nel cuore del Texas, c’è una cucina nascosta che si trasforma ogni sera in qualcosa di più: un rifugio caloroso, un racconto in dodici portate, un viaggio intimo tra i sapori dell’infanzia e i profumi della terra. È Ling Kitchen, il progetto più personale della chef Ling Qi Wu, una donna che ha fatto della propria storia un menu degustazione, servito con sorrisi, stoviglie di casa e l’eco gentile di un gong. Qui si mangia gomito a gomito con perfetti sconosciuti che, tra una portata e l’altra, diventano compagni di racconto. Non è solo cibo, è un’ode alla convivialità, come se ogni ospite fosse stato invitato a una cena speciale nel retrobottega di un’anima gentile.Originaria di Fuzhou, nella provincia cinese del Fujian, Wu è cresciuta tra le braccia amorevoli della nonna, una donna che, pur nella semplicità della vita rurale, riusciva a mettere in tavola il meglio di ciò che coltivava nel proprio cortile. “Eravamo molto poveri, ma lei mi dava sempre le cose più fresche che riusciva a far crescere nel suo giardino,” racconta Wu a Michelin (che ha inserito Ling Kitchen fra i suoi indirizzi consigliati in città). A dodici anni la chef cucinava già per trenta persone durante il Capodanno cinese. Il destino era chiaro: la cucina sarebbe diventata la sua casa.

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Ostacolata dal divieto di lavorare nelle brigate professionali cantonalesi in quanto donna, ha fatto le valigie e ha attraversato l’oceano. A New York ha affinato le tecniche, lavorando con alcuni dei più grandi chef cinesi della città, e lì ha incontrato Jimmy Ng. L’amore l’ha portata ad Austin, città che inizialmente immaginava piena di cavalli e cowboy, ma che ora chiama con affetto la sua seconda casa. Dopo aver conquistato la scena gastronomica texana con ristoranti come Qi, Ling Wu (con 2 sedi) e il celebrato Lin Asian Bar (persino Martha Stewart ne è fan dichiarata), Wu ha aperto Ling Kitchen con un’intenzione diversa: trasformare il lavoro quotidiano di una cucina di preparazione in un luogo di incontro. Durante il giorno, la stanza è un centro operativo; la sera, si tramuta in un unico tavolo conviviale, dove venti ospiti si ritrovano per festeggiare compleanni, anniversari, o semplicemente il piacere di una cena ben fatta. Le stoviglie sono quelle preferite della chef, la cucina attinge solo a prodotti locali e biologici, e l’atmosfera è quella di un pranzo domenicale in famiglia, tra le memorie d’infanzia e i sorrisi degli amici di sempre.

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Ogni cena comincia con il suono cerimoniale di un gong e l’introduzione poetica di ogni piatto. L’esperienza gastronomica è un viaggio nella memoria di Wu, che mescola tradizione e creatività con la grazia di chi sa raccontare il sapore come fosse una favola. Ci sono piatti iconici della cucina cinese, come l’aragosta bifengtang in stile pescatore, l’uovo al vapore setoso e il cetriolo di mare—una presenza così insolita da far balzare un’ospite dalla sedia. Ma ci sono anche piatti del cuore, come il maiale brasato della nonna, servito con uovo di quaglia e una foglia d’oro 24 carati per celebrare il Capodanno. Il piatto My Husband’s Koi Pond è un omaggio alla passione di Jimmy per i pesci: un brodo delicato con ravioli a forma di carpa ripieni dei suoi ingredienti preferiti. E la radice di taro fritta con granchio del Texas ricorda le gite di pesca con i figli. “Abbiamo già il miglior granchio qui in Texas. Perché importarlo?” dice Wu con orgoglio.

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Il menu si concede incursioni tra le cucine del mondo, come il century egg con prosciutto o l’anatra frollata e servita in tre versioni: la classica alla pechinese, una mousse al fegato d’anatra con caviale Kaluga e la lingua cucinata alla maniera del Sichuan. Wu omaggia anche la sua formazione in una cucina italiana texana con un filetto di wagyu scottato e accompagnato da ravioli di manzo su purea di patata viola e... medusa al pesto di basilico. “Lavoravo in una cucina italiana, no?” ride lei. Il gran finale è un dessert quattro stagioni: gelatina di osmanto per la primavera, sorbetto di biancospino per l’estate, pallina di sesamo e fagioli rossi per l’autunno, torta di riso per l’inverno. Al centro, un budino di cocco che tiene tutto insieme, come un abbraccio. Tra i giovani chef formati da Wu c’è anche sua figlia Holly, nata prematura e oggi promessa della cucina e anima del prossimo ristorante della famiglia: Holly Wu. “L’abbiamo chiamato così perché voleva ringraziare questa comunità che l’ha aiutata a sopravvivere,” racconta la madre, con occhi che brillano.

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Alla fine della serata, ogni ospite riceve una scatolina rossa con scritto 奇 (qi), che in cinese significa “strano”. È un omaggio ironico alla chef: “Quando sono nata, hanno stampato il mio nome sbagliato: 奇. Mio nonno ha detto: ‘ecco perché sei una ragazza strana.’” Dentro, si trova il menu, le bacchette commemorative, una foto della serata, e un pezzetto della storia che si è vissuta a tavola. Chef Wu chiude con un sorriso: “Ogni giorno, sono felice.” E, dopo aver cenato nel suo mondo, lo siamo anche noi.

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