“Quello che stiamo facendo come ristorante è radicale: abbiamo solo 14 coperti e ci permettiamo di allontanare le persone dalla "cucina raffinata" spingendo sul cibo, l'intrattenimento, la musica e la mia personalità”.
Lo chef, il premio e la filosofia
A Bangkok, tra le luci pulsanti della modernità e le radici profonde delle culture millenarie, c'è un posto dove la cucina non è solo un mestiere, ma una forma di ribellione artistica. Si chiama Gaggan – nome e anima del suo chef, Gaggan Anand – ed è appena stato incoronato, per la quinta volta, miglior ristorante d’Asia secondo la prestigiosa classifica Asia’s 50 Best Restaurants 2025.

Un trionfo che non ha il sapore del déjà vu, ma quello di un ritorno epico: l’ultima volta che un ristorante firmato Anand aveva raggiunto la vetta era sette anni fa. Allora il suo locale aveva mantenuto il primo posto per ben quattro edizioni consecutive, segnando un’epoca. Oggi, con una versione rinnovata, più intima e audace, Gaggan si riprende la scena. Il locale è cambiato nel 2019, quando lo chef ha deciso di reinventarsi in una nuova location, e da allora ha risalito la classifica con tenacia e visione.

«Quando nel passato ho raggiunto la vetta per la quarta volta, avevo perso la voglia. Ma oggi capisco che quella mancanza era solo il riflesso del mio dubbio, della mia auto-negazione. Ora so che più invecchi, meglio cucini», ha raccontato lo chef in una bellisima intervista al network 50 Best. Lui, originario di Kolkata, ex musicista punk con un’anima da batterista e una testa piena di idee, oggi combina un mix imprevedibile e inebriante di cucina indiana d’avanguardia, suggestioni giapponesi, accenni francesi e calore tailandese. Ma soprattutto, un rifiuto categorico del fine dining da manuale.

Il Gaggan di oggi è un ristorante con soli 14 coperti, dove ogni cena è un’esperienza sinestetica: cibo, musica, intrattenimento e un pizzico di teatro. Un luogo dove non esistono tovaglie bianche, ma vibrazioni vere. «Siamo ribelli. Il nostro motto è Be a rebel. Rompiamo le regole, ma sempre con rispetto. Non vogliamo essere semplicemente bravi: vogliamo essere autentici. La sfida è che viviamo in un'epoca in cui la ristorazione raffinata è estremamente noiosa.», spiega. E proprio come una band che ha trovato il proprio suono, Gaggan suona una melodia culinaria che conquista i palati ma, prima ancora, le coscienze. Perché qui non si viene solo a mangiare, ma a ricordarsi cosa significhi davvero condividere. «Alla nostra tavola si siedono 14 persone, ognuna con una lingua, una religione, una cultura diversa… e diventano un’unica storia. Non puoi usare il telefono. Sei lì, e basta. Intrattenuto, coinvolto. Umano».

Il trionfo di Gaggan non è stato solitario: nella classifica 2025 ben tre suoi ristoranti sono stati premiati, ma lo chef rifiuta il personalismo. «Non si tratta di me. Si tratta della Thailandia. Il mio cuore è tailandese, la mia anima è tailandese. E oggi festeggiamo tutti insieme, come una famiglia». Nel panorama della ristorazione asiatica, sempre più vivace e cross-culturale, Gaggan non è solo un fuoriclasse. È un punto di riferimento, un simbolo per chi cerca di spingersi oltre. E il messaggio finale, lanciato dal palco durante la premiazione a Seoul, è una carezza (e una sveglia) per tutti i giovani chef: «Non rinunciate ai vostri sogni. I sogni si avverano. Ma solo se siete pronti a sfidarvi, a reinventarvi. E soprattutto, a essere voi stessi». Perché in fondo, anche in cucina, chi osa vince.
