"Non posso pagare il mio staff quanto merita: fra bollette e prezzi dei cibi la ristorazione è messa a dura prova”. La confessione di Scott Farr.
In copertina: foto tratta dal sito della BBC
La notizia
C'è un fascino particolare nei ristoranti a conduzione familiare, quelli che portano avanti la tradizione e la passione con il calore di una fiamma che arde da generazioni. Per Scott Farr, chef da una vita e proprietario del ristorante School House nel Derbyshire, questa fiamma ha iniziato a spegnersi sotto il peso di un’economia implacabile. "Essere uno chef è tutto ciò che ho sempre saputo fare", racconta Scott a BBC, con uno sguardo pieno di emozione mentre annuncia, tra mille difficoltà, la decisione di chiudere il suo ristorante. Un luogo che, negli anni, ha rappresentato il suo sogno, ma che ora è diventato insostenibile da mantenere. L'avventura di Scott nella ristorazione ha radici profonde, iniziando a soli dieci anni nella cucina del pub del nonno. Ora, a 56 anni, con decenni di esperienza alle spalle e una carriera che l’ha visto passare dai fornelli di eventi su larga scala ai tavoli più intimi del suo locale, Scott si ritrova a fare i conti con un'amara realtà.

"Non è stata una decisione facile. Ho fatto tutto il possibile, ma sento comunque di aver deluso il mio staff", ammette con il cuore spezzato. La chiusura, fissata per l'11 aprile, arriva dopo un anno in cui Scott ha cercato di sopravvivere lavorando in due altri impieghi, oltre a gestire il ristorante, pur di garantirsi uno stipendio. L'aumento del costo della vita, il caro energia e l'incremento del salario minimo hanno creato quella che Scott definisce "la tempesta perfetta". "Gli stipendi sono saliti lo scorso aprile e da lì sono iniziati i problemi. Ora, con un nuovo aumento previsto per aprile 2025, non posso più farcela."

Il salario minimo per gli over 21 salirà da 11,44 a 12,21 sterline, mentre per i giovani tra 18 e 20 anni passerà da 8,60 a 10 sterline. Nonostante il suo desiderio di offrire di più ai dipendenti, la realtà economica è impietosa. "I miei fornitori, piccoli e indipendenti, stanno lottando come noi. Con i costi di energia e carburante in costante aumento, non hanno altra scelta che alzare i prezzi. È come un naufragio: la barca è affondata e non c'è modo di salvarla." Accanto al ristorante, Scott si è dedicato a due lavori: insegnare cucina di base a persone vulnerabili presso il West Notts College e lavorare come cuoco in strutture assistenziali. Tuttavia, anche questi sforzi non sono stati sufficienti per arginare le perdite. "Perché le persone dovrebbero pagare 40 sterline per una bistecca, anche se è quello che dovremmo davvero chiedere per coprire i costi?", si domanda. È una realtà dura, che riflette un settore in crisi: secondo UKHospitality, dal 2019 al 2024 sono scomparse oltre 17.000 attività nel settore della ristorazione.

Nonostante tutto, Scott ha trovato conforto nel calore della sua comunità. Il video in cui annuncia la chiusura è stato accolto con affetto e solidarietà. "Non ho ricevuto nemmeno un commento negativo. Se potessi monetizzare tutto questo amore, non avrei solo un ristorante, ma una catena." Ora il School House è in vendita, ma trovare qualcuno disposto a rilevarlo come ristorante sembra un'impresa impossibile. "Chi si lancerebbe in questa industria oggi?", riflette amaramente Scott.

Con il costo della vita alle stelle e le difficoltà economiche sempre più pressanti, la storia di Scott Farr non è un caso isolato, ma il riflesso di una crisi più ampia. Secondo UKHospitality, il settore dovrà affrontare un incremento di 3,4 miliardi di sterline solo ad aprile, in gran parte dovuto agli aumenti delle contribuzioni previdenziali. E mentre il governo difende l’aumento del salario minimo come un passo verso una "retribuzione equa", per molti piccoli imprenditori come Scott questa equità sembra un sogno irraggiungibile. Scott Farr chiuderà le porte del suo ristorante il prossimo mese, ma la sua storia è un monito per un settore che lotta per sopravvivere. Nel suo sorriso stanco, però, si legge ancora l’amore per una professione che, nonostante tutto, resta indissolubilmente legata alla sua identità.