ll grande cuoco ha affrontato un lungo ricovero dovuto a diverse problematiche. Oltre al disturbo bipolare, riconosce il lavoro in cucina come una fonte di stress capace di mettere a dura prova la salute mentale. “Spesso ti trovi in un ambiente in cui senti di non poter nemmeno parlare. Ma ora la situazione sta evolvendo in meglio rispetto ad alcuni anni fa".
Lo chef
Tra le sfide di un ambiente culinario spesso percepito come implacabile, Heston Blumenthal annuncia un cambiamento personale e professionale che risuona ben oltre la cucina. Dopo la diagnosi di disturbo bipolare, rivelata nel novembre 2023, il celebre chef ha dichiarato di "pensare più chiaramente" ed essere tornato a vivere la sua passione culinaria con rinnovato vigore. Blumenthal, noto per piatti sperimentali come la zuppa di lumache e il gelato con bacon e uova, ha vissuto momenti estremi: "Quando sono uscito dall'ospedale, i farmaci erano così potenti che mi sentivo come uno zombie, senza alcuna energia," ha confessato nelle dichiarazioni riportate dal The Independent. Con un mutamento nella terapia, però, ha ritrovato la scintilla creativa, riportando il suo spirito innovativo e la sua abilità a dar vita a piatti straordinari.


La sua nuova veste da ambasciatore per Bipolar UK rappresenta non solo un impegno verso la comunità, ma anche un invito a superare i pregiudizi legati alla salute mentale. Lo chef ha ricevuto migliaia di messaggi da persone affette dal disturbo bipolare; ricorda, con un sorriso, una donna che durante un episodio maniacale pensava che la TV le parlasse, un’esperienza che lui stesso aveva vissuto. "Ho riso ad alta voce perché mi era successa la stessa cosa," ha detto, evidenziando come la condivisione delle proprie battaglie possa creare legami inaspettati e solidarietà. Oggi Blumenthal riconosce che la brigata, pur essendo ancora caratterizzata da tensioni, è diventata un luogo più sereno per gli chef -ma non è sempre stato così. “Lo stress in cucina può avere ripercussioni negative sulla salute mentale dei cuochi. Quando ti approcci inizialmente a questo lavoro, parti sempre dal basso, e questo può generare un grande senso di solitudine e frustrazione. Ti trovi in un ambiente in cui senti di non poter nemmeno parlare."

Blumenthal lavorava 120 ore a settimana durante i primi anni della sua carriera, una realtà che ha contribuito a generare stress e isolamento, ma che ora, grazie al supporto della moglie, alla terapia e alla giusta stabilità, sta lasciando il posto a un approccio più equilibrato. "In un certo senso mi ero stancato di cucinare e, dopo il ricovero in ospedale, ho trascorso l'ultimo anno a cercare di stabilizzarmi con i farmaci. Avevo perso il controllo delle cose in cucina, ma ora riesco meglio: ho più lucidità e penso con più chiarezza. Attualmente sono molto più coinvolto nel progetto The Fat Duck di quanto non lo fossi da molto tempo." Il messaggio di Heston Blumenthal è chiaro: il percorso verso il benessere passa anche attraverso la consapevolezza e l'importanza della diagnosi precoce. "Essere diagnosticati è fondamentale, perché cambia il modo in cui le persone ci vedono e ci aiuta a comprendere i propri comportamenti," afferma, ricordando che, se non si ha il giusto riconoscimento della propria condizione, il comportamento può apparire strano agli altri.

Oggi, il celebre chef si reinventa non solo come creatore di piatti sorprendenti, ma anche come portavoce di un messaggio di speranza e resilienza. La sua storia ci insegna che, anche nei momenti più oscuri, c'è la possibilità di ritrovare luce e chiarezza, e che il sostegno di chi ci è vicino può fare la differenza.