«Non avrei mai pensato di arrivare fin qui», afferma Adejoké, con un sorriso che trasmette l'energia di chi ha saputo superare ostacoli e pregiudizi lungo il cammino. Il suo percorso è fatto di sacrifici e scelte coraggiose, in cui il passato si fonde con un presente ricco di sfide e opportunità.
La chef
Adejoké Bakare è diventata un punto di riferimento nel panorama gastronomico londinese, emergendo come la prima chef donna nera a ricevere una stella Michelin nel Regno Unito. Biologa, microbiologa e cuoca, ha trasformato un inizio modesto nel suo Paese natale – quando gestiva un carretto ambulante che friggeva fish and chips – in una carriera stellata che oggi illumina la scena culinaria di Fitzrovia. Il suo ristorante, Chishuru, situato vicino alla BT Tower, porta un nome ricco di significato: in lingua Hausa “il silenzio del cibo quando arriva in tavola”. Un appellativo che ben riflette l’esperienza offerta ai commensali, in cui i piatti raccontano storie radicate nelle cucine Yoruba, Igbo e Hausa.

Il menù di Chishuru, composto da voci sorprendenti come ose-ji, gizdodo, gbegiri, banga, onugbu, sinasir, akra, ukwa, asaro, yassa, gelato egusi e caramelle iru, dimostra quanto il cibo possa essere un ponte tra culture diverse e una fonte inesauribile di emozioni.

«Non avrei mai pensato di arrivare fin qui», afferma Adejoké, con un sorriso che trasmette l'energia di chi ha saputo superare ostacoli e pregiudizi lungo il cammino. Il suo percorso è fatto di sacrifici e scelte coraggiose, in cui il passato si fonde con un presente ricco di sfide e opportunità. L’esperienza personale di Bakare è ulteriormente segnata da momenti intensi fuori dai fornelli. Durante la cerimonia di premiazione a Manchester, lei e il compagno Matt Paice hanno vissuto un episodio che li ha lasciati senza parole. «Siamo rimasti senza parole quando ci hanno chiamato, uno alla volta, insieme a 27 chef – tutti uomini. Ho pensato: 'Che umiliazione, siamo venuti a Manchester per niente, che coppia di idioti che siamo'», racconta Paice a La Vanguardia, evidenziando come il mondo della ristorazione, sebbene in evoluzione, abbia ancora delle ombre da superare.

Il successo di Adejoké Bakare, oltre a testimoniare la sua abilità in cucina, rappresenta un messaggio forte: il cibo non conosce confini e non esiste una ricetta fissa per esprimere la propria identità. Chishuru diventa così un laboratorio di sapori autentici, dove ogni piatto è un invito a scoprire nuove sfumature e a lasciarsi sorprendere da una cucina che è tanto vibrante quanto sincera. Per vivere l'esperienza nel locale si può prenotare anche con breve preavviso e i prezzi non sono affatto esorbitanti (il degustazione serale, più lungo e complesso, costa circa 112 euro, mentre a pranzo se ne spendono 50).

In un ambiente dove i pregiudizi spesso riducono la diversità a stereotipi, la chef Bakare dimostra che la passione, la competenza e la determinazione possono riscrivere le regole del gioco. Una storia di successo che illumina la strada per tutte le donne e per coloro che credono che il vero potere del cibo risieda nella capacità di raccontare storie, emozionare e unire mondi diversi.
