In occasione di Identità Golose Milano 2025, Chicco Cerea è stato ospite dello stand di Reporter Gourmet e ha risposto ad alcune domande del nostro direttore. L’intervista completa qui sotto.
Credits copertina: Brambilla Serrani
Cerea, una famiglia che ha fatto la storia della ristorazione, da quasi sessant'anni siete sinonimo di grandissima ospitalità. Adesso si vocifera addirittura di un accordo con un fondo d'investimento e di una quotazione in borsa, vuoi chiarirci questa notizia?
In tutti questi anni abbiamo avuto la fortuna di cogliere l'evoluzione della cucina: nei diversi decenni e con tanta dedizione siamo arrivati ai giorni d'oggi. Rispetto a ciò di cui si vocifera, e che è stato scritto, forse non è stato molto chiaro il messaggio che abbiamo voluto dare. Non c'è nessuna quotazione, non c'è nessun fondo.
L'unico interesse che abbiamo, visto proprio il ritmo che abbiamo preso -e forse ancor di più, guardando al futuro e vedendo la terza generazione magari poter partecipare o entrare in attività- è che stiamo cercando di pianificare il lavoro. Dunque, per velocizzare alcune fasi stiamo cercando un partner industriale.
Un discorso ben diverso da un fondo, da una quotazione, solo un partner che ci dia celerità nel mettere a terra tutti i progetti e le idee che abbiamo, perché ne abbiamo davvero tanti, tutto qui.

In questo momento state lavorando anche a un altro progetto molto importante. Vi state avvicinando alla moda?
Devo dire che sono anni, forse decenni, che siamo vicini al mondo della moda, in due modalità. Molti brand di lusso, i brand illustri del momento, ci hanno conosciuto tramite il catering, che noi facciamo da una vita: abbiamo curato per loro tantissimi eventi, parlo di brand italiani e mondiali; e poi anche le cantine aziendali. Non dimentichiamoci, noi siamo presenti in molte attività industriali di questi importanti gruppi e lì forse hanno apprezzato la nostra serietà, la nostra qualità, le nostre capacità, ed è per questo che poi sono nate tante belle collaborazioni.
Chiudiamo l’argomento business. Che direzione sta prendendo la vostra cucina? Cosa state pianificando insieme a Bobo?
Nel 2026 festeggiamo i 60 anni di attività e ci siamo dunque chiesti quale sarà il futuro e quale quello della cucina italiana. Di conseguenza abbiamo riflettuto sugli errori o i pericoli del giorno d'oggi.
Abbiamo visto che ci sono dei giovani fantastici. E loro sono il futuro. Ci danno energie, ci danno grinta, ci spronano. I giovani d'oggi, quelli bravi, capaci, sono molto più avanti di noi alla loro età secondo me. Ma c'è un problema, c'è un pericolo. Il mondo è talmente veloce che la globalizzazione fa sì che alcune volte ci si confonda un po' le idee e questi giovani (solo alcuni per fortuna) sono troppo autoreferenziali, troppo egocentrici e perdono la retta via e l'autenticità di quella che è la cucina italiana. Dove siamo adesso è grazie alla nostra cucina italiana, la vera cucina italiana. Ho visto in Italia e nel mondo un miscelare, un mischiare cose, troppo importanti, e secondo me si è persa un po' la barra alcune volte. Quindi spero che nel futuro torni questa autenticità.
La centralità dell'esperienza sarà sul cibo, naturalmente, però anche sulla location e sull'accoglienza, un'esperienza a 360 gradi perché una persona viene accolta, coccolata per qualche ora e ne esce felice. Questo è il vero lusso.

Uno dei vostri tratti distintivi è l’arte dell’accoglienza. Riuscite a fare sentire le persone per qualche ora come dei principi e li mettete a loro agio in un ambiente da sogno.
Ci viene naturale. Perché quando uno entra nei nostri locali è come se lo ospitassimo a casa nostra. E quando tu hai una persona a casa tua, cerchi di metterla in tutti i modi a suo agio, di farla star bene, di farle godere quel momento lì. È quello che facciamo nei nostri ristoranti.
I vostri grandi classici, continuano a chiederveli e non riuscite a toglierli… come lo spieghi?
La visione della cucina futura viene proprio dai nostri grandi classici. Perché non li abbiamo creati come grandi classici, sono diventati tali tramite i nostri ospiti e quindi questo ci ha fatto riflettere, ci ha fatto capire che forse la gente cerca la semplicità, ma elegante, fatta bene, buona, diretta, che colpisca il cuore, immediata, senza tanti fronzoli. Il prodotto, il modo di servirlo, il sorriso, tante cose messe insieme hanno creato e fatto sì che diventassimo un brand senza saperlo. Credimi, senza saperlo.
