Lasciò l’incarico in multinazionale per collaborare con la startup Esperya quando la vendita di generi alimentari online non era ancora un fenomeno globale di massa, anticipando il trend di svariati anni. Ora Beatrice Ughi spopola negli States con il suo market Gustiamo.
La storia
Quando si parla di eccellenze italiane, il pensiero vola subito a prodotti autentici e storie che raccontano territori unici. Beatrice Ughi, fondatrice di Gustiamo, incarna questa visione, portando con sé un pezzo d'Italia direttamente al cuore del Bronx, a New York. Dal 1999, il suo emporio online è un tesoro di delizie artigianali che celebrano i costumi e l'innovazione della nostra cultura gastronomica, spopolando letteralmente negli USA -come si evince da questo recente speciale del Los Angeles Times, che ne racconta il lavoro quotidiano.
Tra le mura del magazzino di Gustiamo si respira un'atmosfera unica, dove ogni prodotto ha una storia da raccontare. "Questo è il sale marino di Trapani", spiega Ughi proprio al LAT, evidenziando come la raccolta a mano preservi la purezza e un gusto incomparabile. Ogni scaffale rivela sorprese: pomodori San Marzano, olio extravergine d'oliva, caffè di Verona e vasetti di friarielli e carciofi sapientemente conservati. E non mancano chicche come le bacche di cappero La Nicchia, provenienti dall'isola vulcanica di Pantelleria, con semi così fini da sembrare artefatti.
Tra un assaggio e una chiacchierata, nel magazzino di Gustiamo si trova anche un angolo conviviale. Un tavolo fatto di più pezzi uniti è il punto d'incontro per il team, che pranza gustando pasta con Salsa Pianogrillo, "la migliore salsa pronta di pomodoro che abbiamo mai provato", accompagnata da insalate fresche e generosi pezzi di Parmigiano Reggiano di vacca rossa stagionato 24 mesi. Questo è il modo di vivere e promuovere i prodotti: un impegno quotidiano fatto di degustazioni, viaggi in Italia e incontri con produttori appassionati. Tutto lottando contro l’Italian Sounding, come dichiarato qualche tempo fa ad ANSA: "Da 25 anni importiamo eccellenze da piccoli artigiani, anzi da una trentina di fantastici produttori che nelle loro attività non pensano a scorciatoie, pagano i dipendenti e rispettano il vero made in Italy”.
Attività che le è valso il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana nel 2003. Ma com’è arrivata, Ughi, a creare questa realtà virtuosa? Romana, con una madre napoletana e un padre fiorentino, all’inizio l’imprenditrice era una dipendente della multinazionale Ernst & Young a Roma, per cui si occupava di revisione del bilancio facendo anche numerosi viaggi di lavoro negli States. Poi lasciò l’incarico per collaborare con la startup Esperya quando la vendita di generi alimentari online non era ancora un fenomeno globale di massa, anticipando il trend di svariati anni. Cosicché da tempo, durante le festività, Gustiamo si trasforma in un paradiso per chi cerca regali gastronomici unici. Dai panettoni artigianali di Luigi Biasetto al pandoro, passando per cesti regalo dello scorso Natale, che raccontano la ricchezza delle tradizioni regionali italiane.
Ma il vero gioiello è l’antica mandorla Noto Romano, una varietà siciliana salvata dall'estinzione grazie allo chef Corrado Assenza, reso celebre dalla serie “Chef’s Table”. Queste mandorle, coltivate con pochissima acqua e dal guscio resistente, sprigionano un aroma intenso, ideale per la granita tradizionale servita al Caffè Sicilia di Noto. Anche senza volare in Sicilia, è possibile ricreare questa esperienza grazie ai prodotti importati e distribuiti da Gustiamo con la giusta valorizzazione.
Gustiamo non è solo un negozio online, ma un autentico ponte culturale tra Italia e Stati Uniti. Con prodotti selezionati che riflettono l’autenticità e la sostenibilità, Beatrice Ughi dimostra che il cibo è molto più di un semplice nutrimento: è una finestra su storie, luoghi e persone. E mentre si gustano le dolcezze di Colzani, come la crema di nocciole o di pistacchio, o si sogna di assaggiare la granita alle mandorle, ci si rende conto che, grazie a realtà come Gustiamo, il mondo può davvero sembrare più vicino.