Secondo Corcoran, condividere un piatto, bere acqua del rubinetto o rinunciare al vino sono autentici peccati capitali a tavola. Il suo messaggio è chiaro: i clienti devono "giustificare la loro presenza" ordinando generosamente, altrimenti non sono graditi.
Copertina: Evening Standard
La notizia
Se siete alla ricerca di un’esperienza culinaria a Londra, preparatevi a una sfida economica (e ideologica) se scegliete The Yellow Bittern. Questo esclusivo bistrò da 18 posti, situato nel cuore della capitale britannica, è guidato da Hugh Corcoran, un chef tanto abile in cucina quanto controverso sui social. La sua recente presa di posizione su Instagram, riportata anche dal The Independent, ha sollevato un polverone, dividendo il pubblico tra chi ammira la sua schiettezza e chi lo accusa di snobismo gastronomico.
Secondo Corcoran, condividere un piatto, bere acqua del rubinetto o rinunciare al vino sono autentici peccati capitali a tavola. Il suo messaggio è chiaro: i clienti devono "giustificare la loro presenza" ordinando generosamente, altrimenti non sono graditi. Lo chef ha definito la condivisione dei piatti una rovina per l’esperienza culinaria e, in un tono provocatorio, ha suggerito a chi non beve alcol di compensare con ulteriori portate. Non si tratta, a suo dire, di arricchirsi. Corcoran insiste sul fatto che la sua è una questione di "atmosfera conviviale", ma il suo approccio rischia di allontanare quei commensali che vedono la ristorazione come un luogo inclusivo, non un privilegio per pochi eletti.
Durante una visita al ristorante, alcune particolarità saltano all’occhio. The Yellow Bittern accetta solo pagamenti in contanti e non offre una lista dei vini. Al contrario, Corcoran seleziona personalmente le bottiglie in base alle preferenze del cliente, con prezzi che partono da un minimo di 67 sterline. Il menù propone solo due portate principali, nessuna delle quali vegetariana, una scelta che limita ulteriormente il pubblico potenziale. Le due fasce orarie per il pranzo – alle 12:00 e alle 14:00 – indicano che il locale non punta a ottimizzare i coperti ma a creare un’esperienza esclusiva, una scelta che può apparire in contrasto con la retorica di Corcoran sulla sostenibilità economica. Le dichiarazioni di Corcoran hanno acceso un dibattito su cosa significhi davvero l’ospitalità. In un’epoca in cui il costo della vita è alle stelle, molti vedono il ristorante come un’occasione per rilassarsi, condividere un piatto con gli amici o concedersi una piccola pausa dalla routine. L’idea che solo chi può spendere cifre elevate abbia diritto a questo piacere suona anacronistica e, per molti, offensiva.
La ristorazione, soprattutto in tempi difficili, dovrebbe abbracciare l’inclusività. I ristoranti possono educare i loro clienti con menù degustazione accessibili, opzioni creative per chi non beve alcol e prezzi trasparenti. L'approccio esclusivo di Corcoran, invece, sembra costruito per scoraggiare chiunque non sia disposto a spendere in grande. Dietro le provocazioni di Hugh Corcoran si intravede una perdita di opportunità: quella di costruire un rapporto duraturo con i suoi clienti, basato sul rispetto e la flessibilità. Più che giudicare chi siede ai suoi tavoli, avrebbe potuto creare uno spazio accogliente per tutti, dimostrando che il cibo può essere un lusso, ma anche una celebrazione accessibile della convivialità. Forse, in un’epoca in cui l’accessibilità è sinonimo di successo, The Yellow Bittern dovrebbe chiedersi: chi, davvero, deve giustificare la propria presenza?