Mauro Colagreco ha fatto ritorno a Buenos Aires poco tempo fa, in occasione del Prix Baron B - Édition Cuisine. Durante l’evento e nel corso della premiazione Infobae ne ha approfittato per conoscerlo meglio. Lo chef ha condiviso il suo percorso, i segreti dietro il grande successo del Mirazur, e di come l’Argentina, di cui è originario, influenzi tutt’ora il suo approccio alla cucina.
Foto in copertina: Ophélie Collignon
La notizia
Mauro Colagreco non necessita di presentazioni: parliamo di uno degli chef più premiati al mondo, tant’è che nel corso della sua straordinaria carriera si è guadagnato ben sei stelle Michelin. Di recente ha fatto ritorno nella vibrante e colorata Buenos Aires, sua amata terra natia, per partecipare nuovamente come giudice al Prix Baron B - Édition Cuisine. Durante l’evento Infobae ha avuto l’occasione d’intervistarlo e di cogliere al meglio la sua filosofia, più che mai calzante rispetto all’impatto globale dell’alta cucina contemporanea.
“Per me mangiare è un atto sacro, attraverso il quale si può creare un legame imprescindibile con la natura. Ho capito fin da subito come l’arte culinaria potesse rivoluzionare le nostre abitudini; inoltre, lavorando a stretto contatto con i locals, è possibile sviluppare economicamente e socialmente il territorio. Darsi da fare in questo settore non coinvolge solo i piccoli agricoltori e gli allevatori, ma anche artisti e artigiani” afferma Colagreco. Del resto, “questo è un mestiere, che se fatto bene, ci permette di stare a stretto contatto con le persone e con le risorse che ci regala il suolo, dunque le soddisfazioni non mancano mai. La sostenibilità e il rispetto per il pianeta sono due temi che tengo a cuore e per cui mi batto nel quotidiano!”.
A tal proposito, è di rilevante importanza sottolineare che il celebre locale di Mentone, è entrato a far parte della comunità B Corp - acronimo di “Benefit for all CORPorations” - ottenendo l’omonimo marchio, il primo a ricevere questa certificazione a livello internazionale. Unendosi a questa grande comunità di circa 8900 aziende, ha dimostrato, attraverso azioni concrete, responsabilità verso l’ecosistema e trasparenza. “Ci impegniamo a conservare la diversità biologica, un'economia alimentare circolare, e promuoviamo il patrimonio educativo, tutelando gli interessi di chi vive nel presente e di chi arriverà in futuro”.
Restando in tema di generazioni, racconta ancora lo chef ad Infobae: “Oggi andare al ristorante non è più considerato un evento raro, all’epoca i miei nonni uscivano poco. Adesso chi vive in città e ha un tenore di vita medio va anche 7 giorni su 7, oppure ordina cibo a domicilio. Non si tratta più di soddisfare un bisogno primario, quello di nutrirsi, ma di vivere un’esperienza completa, che coinvolga positivamente tutti e cinque i sensi. Quante cose sono cambiate nel giro di qualche anno!”. E continua: “La gastronomia è un atto d'amore: è l'atto di accogliere qualcuno, cucinare per lui e cercare di farlo divagare per il tempo del pasto. È un modo per dimostrare affetto, amare l’altro e sentirsi a propria volta amati. Questa è la cosa più importante, quando si sceglie di praticare il mestiere. Anche se sono passati 18 anni dall’apertura del Mirazur ed oggi abbiamo tantissimi clienti da mezzogiorno a fine serata, ogni tavolo è considerato un mondo a parte e servito come tale. Cuciniamo per quella specifica persona, non cuciniamo per la massa indistinta. Gli ospiti sono persone uniche per noi”.
In quest’edizione del concorso spiccano in prima linea il progetto “Margay Reserva Natural & Lodge Regenerative Kitchen Experience” e lo chef Gunther Moros. “Io e gli altri professionisti non abbiamo premiato solo la sua tenacia, ma il fatto che ci abbia presentato una proposta volta a valorizzare culturalmente e geograficamente il paese attraverso un approccio avanguardistico radicato nella tradizione. Ciò che sta giovando al settore è la capacità di riuscire ad adattarsi a condizioni diverse, a volte difficili, dettate dalla posizione, dal clima o dalla lontananza. Alle prossime generazioni consiglio di non avere paura e di rischiare. la chiave è trovare un equilibrio generale, come in tutte le cose, solo così i commensali potranno sentirsi parte di uno schema più grande ed entrare nel vivo della sfida!”.