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A Merano il lusso informale è realtà: la rivoluzione di Andrea Fenoglio, da Steinach Townhouse a Sissi

di:
Lucia Facchini
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La "rivoluzione gentile" di una coppia che sta ampliando la propria pista d'accoglienza a Merano: con Steinach Townhouse Andrea Fenoglio e Katalin Huff creano un piccolo circuito di realtà interconnesse -albergo di design, gourmet 1 stella Michelin e hotspot dei lievitati- dove il cliente sta al centro e la formalità tout court scompare. Dai piaceri dello stay alla cena d'autore conviviale, il racconto dell'esperienza.

Foto delle portate del menu SETTEPIATTI 5.0: ©Ristorante Sissi, fotografia Marco Sartor 

Foto dello Chef Andrea Fenoglio, degli ambienti del ristorante e di Steinach Townhouse: ©Giovanni De Sandre


La storia

1991, un cuoco-patron in erba e una Merano ancora del tutto inconsapevole della funzione culinaria esponenziale che assumerà nei 2000. Andrea Fenoglio ha solo 23 anni quando sceglie il secondo centro abitato più grande dell'Alto Adige, insolito snodo fra hotspot termale e località alpina, per aprire un ristorante intitolato all'imperatrice che, soggiornando regolarmente in città, a suo tempo ne decretò il fulmineo ingresso nell'holiday plan europeo. Nasce così "Sissi", insegna-outsider pronta a far cadere a dòmino i formalismi assoluti della litanìa gourmet.

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Niente camerieri in giacca e cravatta, via la mise en place aristocratica, nessun gioco del silenzio in sale semivuote. Spariscono gli spiegoni prolissi su piatti cerebrali (o venduti come tali), non c'è dress code e la squadra ha una sola missione possibile: offrire al cliente la giusta porzione di intrattenimento live. Il piano funziona, perché "Sissi" oggi è full persino nei giorni infrasettimanali, con Fenoglio stesso che sfila fra i tavoli a condire di ironia il sacro rito del pasto -unico motto, meglio riempire l'ambiente di risate che di gesti meccanici senza ombra di spontaneità. 

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Nel frattempo la sede è cambiata e, con la moglie Katalin Huff, lo chef ha ampliato la propria pista d'accoglienza creando una mini-curcuito di realtà interconnesse. L'edonismo da lievitati trova, dunque, facile fermento al 357 Pizza & Food, localino incentrato su tonde a lunga lievitazione, capisaldi regionali nostrani e dessert ghiotti ad libitum-vedi il gelato mantecato espresso. Senonché l'ultima avventura della coppia investe pure l'hospitality a pieno campo, per imbastire un'esperienza di soggiorno decisamente peculiare in terra meranese.

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Immaginate di alloggiare dentro un palazzo ottocentesco dalle porte di legno a ghirigori antichi, in cui pezzi autentici di mobilio vintage popolano ogni ambiente dalla hall alle suite; respirate a fondo la fragranza dei biscotti al burro e delle frolle ripiene che invade il lungoscala anticipando le sorprese della colazione; ascoltate la memoria parlante che abita gli spazi -tanto i pieni, quanto i vuoti- in attesa di salutare i nuovi arrivati con una stretta di mano centenaria (per nulla fiaccata dal peso dei ricordi).

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Siete appena giunti a Steinach Townhouse, dove Katalin -responsabile dell'intero progetto di ospitalità- armonizza il tono di voce col susseguirsi delle epoche che si rincorrono nel giro di pochi metri: un passo, un flashback, fino alla terrazza panoramica da cui abbracciare il paesaggio con lo sguardo, pregustando già il momento della cena in una delle insegne "di famiglia" (su cui torneremo fra qualche riga).

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Steinach Townhouse: il nuovo rifugio di accoglienza meranese guidato da Katalin Huff e Andrea Fenoglio

Se fosse il solito ensemble di arredi tirolesi pseudotipici, non saremmo qui a scriverne. Al contrario, Steinach Townhouse ha il fascino cangiante dei luoghi vissuti, densi di particolari che spronano l'occhio allo scouting: fuori, la tavolozza mista di clorofilla e lindore urbano che rende il rione Steinach (ecco spiegata la genesi del nome) un piccolo Eden di frescura vacanziera; dentro, 11 suite completamente differenti l'una dall'altra, capaci di sfidare il solito lusso spersonalizzato con l'allure della maturità.

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Oltre la soglia risalta subito l'angolo in maiolica verde, a richiamare le stufe delle Stube sudtirolesi, mentre l'area comune scalda i toni (e gli animi) con morbide sedute da salotto, pensate per placar la sete di drink semplicemente allungando una mano verso la fornita cantinetta del living. È nelle stanze, tuttavia, che parte un time-lapse di oggetti sfreccianti sul nastro continuo della storia (integrati nel presente per volontà dei proprietari, Roger Botti e Giulia de Andreis di Monza, entrambi designer): macchinette fotografiche amarcord con relativo cavalletto, specchi e lampade d'antiquariato, tappeti soft a contrasto coi pavimenti originari in legno e, talvolta (come accade nella Suite Bow Window), una sinuosa scala a chiocciola cui la stessa Sissi non avrebbe resistito-celebre la sua infatuazione per i "passaggi segreti" interni diretti agli appartamenti privati.

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Manca qualcosa? Sì, il nostro momento preferito: quello in cui il relax della notte dà il cambio ai gesti incalzanti del risveglio. Il ritmo accelera via via, prima sbirciando dalle tende la vista sul campanile del Duomo o su Porta Passiria, poi sedendosi ai tavoli della breakfast lounge, silenziosi testimoni di un viaggio che parte da lontano; sono stati, infatti, recuperati per l'occasione nientemeno che dalla sala d'attesa anni '30 della prima classe della stazione di Trento.

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Il revival prosegue con la parata di dolci sfornati in diretta da Barbara Ciulla, artefice di una colazione desueta nella sua matrice casalinga, dai cookies con goccioloni di cioccolato alle tortine fluffy di ricotta, fino alle omelette ruspanti con speck e formaggi di prossimità. Una carta onesta che segue la traccia dello chef Fenoglio, alla larga da anonime scorciatoie preconfezionate.

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Il Ristorante Sissi

Torniamo, dunque, alla "casa madre" da cui tutto ha avuto inizio. Sì, perché concedersi una passeggiata all'imbrunire per raggiungere "Sissi" è il finale naturale di una giornata a Steinach Townhouse -la cena quale estensione di un link umano che rafforza il piatto. Nel calore della sala gremita Fenoglio diventa Andrea, il cuoco-amico incline a svelare lo spadellìo dietro la ricetta, la persona dietro il team, il quadro agreste dietro al vino.

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E chi entra col timore reverenziale dell'imprinting "da macaron" pian piano si ambienta, complice la miscela di familiarità e occhiate bonarie dispensate dalla maître Arianna. Al pari dei percorsi family-friendly che punteggiano Merano, gli itinerari dello chef si compiono in scioltezza, articolati su un unico livello di godimento e non su un'escalation progessiva di difficoltà.

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C'è la carta con creazioni inamovibili, reclamate ogni settimana dagli habitué (3 pietanze principali "taglia medium" e un dolce a 105€); il menu Cinquepiatti con l'opzione vegetariana, evoluta ma allettante anche per i profani delle combo green (5 creazioni "taglia small" a 115€); il tasting completo Settepiatti, con portate a breve scadenza stagionale e impatto mnemonico duraturo (125€ per porzioni "extra small").

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I piatti

Quale che sia la scelta, l'intro è l'olio su tavola della Pizza Liquida, assaggio senza età che riconcilia le impressioni dell'adulto con l'enfasi del bimbo: un cubotto di mozzarella sospeso su un mini-boccale di birra riempito ad hoc con extravergine, acqua di pomodoro e crostini eterei in sospensione. Il lievitato che cambia stato, un boost di Margherita quasi a morso zero. Disegna uno slalom di trame sovrapposte la Melanzana perlina con noci e leggero curry verde, dove a rimpiazzare la proteina animale arriva un ortaggio carnoso, fuori teso e dentro tenero, intervallato dallo scoppiettio appagante della frutta secca e delle cialdine di riso a guarnizione. Si presta al gioco il Sauvignon "Porphyr & Kalk" 2022 di Ignazio Niedrist, supportando la speziatura con un sottofondo lieve che raccorda fra loro le note vegetali.

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Leggi "tartare"e pensi al solito antipasto privo di svolte aromatiche incisive. Fenoglio, di contro, fa socializzare il suo battuto di trota salmonata con due new entry dall'indole estroversa quali il Vermouth e il caffè -l'uno tradotto in salsa per il fondale vellutato, l'altro aggiunto alla marinatura quale inserto pungente. Un trio inatteso che sguazza in acque dolci, fra correnti energiche e pause strategiche -vedi la maionese di aglio e mela verde ad accarezzare le guance in chiusura.

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Quindi, nel bel mezzo dello show, appare di colpo il pop corn. Lo adagia il Sous chef Jona sull'Orzotto ai peperoni dolci e piccanti, menta, maionese di acciuga e fondo bruno di vitello. Non il cereale assoluto da commedia mainstream; piuttosto, lo snack premium da film d'autore: "Si tratta, in realtà, di cotenna di maiale soffiata", chiosa lo chef alimentando la curiosità. Ne deriva un'amalgama di reminescenze ghiotte: mangiando, la mente corre d'istinto al pollo e peperoni romano, mentre la setosità del chicco evoca il risotto burro e acciughe. Eppure, è proprio il popcorn suino a risolvere l'equazione tra crunchy e avvolgenza, sapidità e rotondità. Da bere, il Kalterersee Classico Superiore 'Quintessenz' di Cantina di Caldaro Kaltern, con la sua piacevole ouverture salina.

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D'obbligo il focus sullo Spaghetto Omega 3, primo-firma di Sissi dai risvolti amabilmente fishy. Tempo di incubazione? "Nove mesi di prove serrate in cucina per trovare la giusta quadra". Un vero parto gastronomico che genera good vibes tra il fegato di merluzzo e la zucchina. Nel nodino di pasta c'è la brezza tagliente di navigazione, il cremoso dei piatti comfort post-sbarco, la verdura che da contorno diventa coprotagonista: la regata sta tutta in una forchettata. E alla fine stai mangiando proprio un foie gras di mare.

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All'estremo opposto della scala sensoriale, parla giapponese il Mosaico di porro, alghe Nori, puré di patate ed alghe verdi, un origami di elementi umami studiato per rilanciare la salivazione dopo il picco improvviso di grassezza della portata precedente. Più essenziale la Sella di capriolo cotta a bassa temperatura e servita in crosta di pistacchio insieme al sedano rapa, col filetto morbido a favor di lama.

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Andrea Fenoglio sella di capriolo Marco Sartor
 

La suspence torna a pochi minuti dai titoli di coda, grazie all'ingresso trionfale del Gelato di rapa rossa, rafano croccante di mandorle e spuma di mele al caramello: su carta un'iniezione zuccherina, in bocca una sferzata di piccantezza digestiva che rende superflua persino la richiesta dell'amaro.

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Quattro chiacchiere con Andrea e Jona imprimono il pasto nel database delle cene trasversalmente riuscite. "Vogliamo che l'ospite torni spesso per piacere, non che venga una volta per sfizio". La differenza fra un tentativo e un risultato: è così che l'alta cucina avanza, oggi, a Merano.

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Contatti

Steinach Townhouse

Via Haller, 21, 39012 Merano BZ

Telefono: 0473 198 0000

Sito web

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