Fra gli chef più mediatici di Francia, Cyril Lignac è attualmente alla guida di nove ristoranti e sette panetterie, conteggio che non smette di aumentare, anche all’estero. Ma la seconda stella per lui non è mai arrivata. “E quando ho capito l’ingiustizia, ho scelto di abbandonare la competizione”.
L'opinione
Nel campo della critica gastronomica, l’entità dei polveroni fornisce un’accurata misura di quanto sia influente chi li ha sollevati. Sopra tutti, ovviamente, sta l’alto tribunale chiamato Michelin, tanto autorevole per l’unicità dei mezzi, quanto controverso (e non poteva andare diversamente) per le inappellabili sentenze.
Ne parla anche Cyril Lignac, chef francese assurto a popolarità grazie a una trasmissione televisiva intrapresa ai tempi della pandemia, “Tous en cuisine”, in cui divulgava ricette. Figlio di un’infermiera e di un ebanista, dopo l’alberghiero ha compiuto il suo apprendistato con la chef stellata Nicole Fagegaltier e affiancato Alain Passard, prima di aprire il suo ristorante a 28 anni, stellato dopo sette anni. Oggi alla testa di nove locali e sette panetterie, ha appena inaugurato la sua seconda pasticceria a Saint-Tropez e sdoppiato il suo ristorante Le Bar des Prés a Londra, presto anche a Dubai.
“Sono pieno di sogni e quando finisco un progetto, ho voglia di iniziarne un altro. A volte mi dicono che è una fuga in avanti. Non è che io non riesca a fermarmi, ma come si suol dire, chi non avanza retrocede. Senza essere troppo arrembante, mi sembra importante avere dei progetti per non addormentarmi e per stimolare le mie squadre”, ha dichiarato a Le Figaro.
“Vivo nel terrore che le cose non funzionino. Quando sei un imprenditore e i tuoi collaboratori contano su di te, sei obbligato a stare all’erta. La vita non è un lungo fiume tranquillo, ci sono il potere d’acquisto, l’aumento delle spese... Ho paura, ma metto in opera azioni. Il giorno in cui non avrò né paure né dubbi, sarò alla fine del mio percorso”. Lignac è anche un perfezionista, soprattutto con se stesso, amatissimo da collaboratori in gran parte storici. Ha certo beneficiato della carriera televisiva, lanciando una ventina di trasmissioni su M6, con invidiabile senso popolare del mezzo (la prossima sarà “Ma recette est la meillèure de France”), ma non ha mai perso il suo radicamento nel settore.
La seconda stella, tuttavia, non è mai arrivata, anche se molti chef battezzati nelle sue trasmissioni sono stati promossi dalla Rossa. “C’è un sentimento che mi ferisce nel più profondo dell’anima: l’ingiustizia. La Michelin trabocca di ingiustizie, e non solo nel mio caso. Fanno come vogliono perché non ci sono regole. Mia madre mi diceva sempre: i più infastiditi se ne vanno. Quindi me ne sono andato, ho smesso”.