La guida rossa continua ad attenzionare umili stabilimenti di street food in giro per il mondo. Ora è la volta del Messico, dove è stata premiata una minuscola taqueria, El Califa de León a Città del Messico, che serve le stesse ricette da più di mezzo secolo.
Foto di copertina: Silvana Flores-AFP-Getty Images
La notizia
Tacos sì, pizza no. Chissà perché l’icona napoletana resta tuttora esclusa dalla guida Michelin, mentre a farsi strada sono umili stabilimenti di street food, davanti ai quali puntualmente si snoda una coda interminabile. L’ultimo è El Califa de León e non è altro che un minuscolo chiosco di tacos, delle misure di tre metri per tre, capace di ospitare appena sei avventori, ora travolto dalla fama mediatica, come riferisce The Guardian.
![Taqueria El Califa de Leon Gustavo Craf REUTERS](/upload/multimedia/Taqueria-El-Califa-de-Leon-Gustavo-Craf-REUTERS.jpg)
Si trova a Città del Messico, nel quartiere poco glamour di San Rafael, in mezzo a bancarelle senza pretese. Fra la gente del posto a dire il vero era ben noto, a prescindere da una stella che spesso continua a essere ignorata. E per quanto molti siano habitué fin da bambini, non hanno mai dovuto aspettare più di 5 minuti per essere serviti, su piatti in plastica e senza posate, come si è sempre fatto.
![el califa de leon taqueria](/upload/multimedia/el-califa-de-leon-taqueria.jpg)
Le farciture variano: oltre alla classica carne (stinco, costola o lombo di manzo dalla provenienza top secret) servita con guacamole, lime e coriandolo, c’è il signature del chiosco, un taco chiamato Gaonera, creato in onore del torero Rodolfo Ganoa nel 1968, anno di apertura, e mai finito nel dimenticatoio. Contiene un filetto di manzo talmente tenero, da non essere affettato finemente, grigliato con sale e lime e servito nella tortilla con salsa rossa o verde. Tutto preparato espresso, visto che qui lavorano simultaneamente uno chef, un addetto alle carni, un addetto alle tortillas e un cassiere, perfettamente sincronizzati. Il tutto per appena 5 dollari. Una formula vincente che non cambierà in alcun modo, assicura il titolare Mario Hernández Alonso.
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Così spiega la sua scelta la Rossa: “Questa taqueria potrebbe essere tutt’ossa, con lo spazio appena sufficiente perché un pugno di avventori si accosti al bancone, ma la sua creazione, il taco gaonera, è eccezionale. Il filetto a fette è cotto sapientemente à la minute, condito solo con sale e una spruzzata di lime. Contemporaneamente un secondo cuoco prepara eccellenti tortillas di mais. La combinazione che ne risulta è tanto elementare quanto pura”.
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Arturo Rivera Martínez, che qui lavora come cuoco da più di vent’anni, non si è risolto a indossare la giacca bianca della premiazione, a causa delle temperature nel chiosco. Con qualche understatement interpreta così il suo successo: “Il nostro segreto è la semplicità. Solo tortilla, salsa verde o rossa, niente di più. Questo e la qualità della carne”. Il pairing dello chef? Una Coca-Cola ghiacciata. Qualcuno tuttavia alza il sopracciglio, considerato che i premiati sono stati appena 18, di cui 2 con la seconda stella; oppure obietta che non sarebbe corretto scegliere una sola taqueria, visto che ognuno in Messico ha il suo taco preferito, spesso secondo la provenienza.
![el califa platillos Michelin Guide](/upload/multimedia/el-califa-platillos-Michelin-Guide.jpg)