Lontano dalle luci della ribalta televisiva, Cruz si definisce prima di tutto un cuoco con atteggiamento umano e premure per lo staff. Sacrifici personali? Tanti, ma non è una buona ragione per riversare lo stress sulla squadra.
Foto d Copertina: Neolith
Lo chef
Jordi Cruz ha 45 anni ed è felice. Intervistato da EL PAÍS nel suo ristorante, confessa che dorme cinque ore al giorno e si schiarisce la mente guardando documentari di notte, anche se ora ha un ottimo motivo per tornare a casa presto: suo figlio Noah. Cruz, per chi non lo sapesse, è lo chef del rinomato ristorante ABaC di Barcellona dal 2010. Ha iniziato il suo percorso come giudice di MasterChef 12 anni fa, affiancato da Pepe Rodríguez e Samantha Vallejo-Nágera. Oltre al ruolo televisivo, Cruz gestisce la cucina del suo ristorante con passione e dedizione; esprime, anzitutto, la sua ambizione di andare oltre la celebrità televisiva e realizzare piatti che saranno ricordati per generazioni. Desidera creare un'eredità culinaria duratura, che trascenda il tempo e lasci un segno nel mondo della gastronomia.
Lontano dalle luci della ribalta, Cruz si definisce prima di tutto un cuoco. Nonostante la sua fama, confessa che questa non gli risparmia diverse grane: “ Arriva un momento, quando hai un'età e ti fa male la schiena, perché lo stress ti colpisce a livello muscolare, che vuoi fare cose che contino. Passo tutto il giorno a fare regali, non mi preoccupo di me stesso né vado dal medico e nessuno mi chiede come stai.” L’esperienza di Cruz è che una volta raggiunta la notorietà, le persone si aspettano che gli chef debbano essere per forza felici, sorridenti. Anche se perdono le stelle Michelin, come capitato a lui stesso. “Accetto la decisione presa dalla Michelin, ma dobbiamo continuare a lavorare”, Nonostante la delusione, rimane concentrato sul suo obiettivo di eccellenza culinaria e sottolinea l'importanza di continuare a progredire: “Non so se mi pagano bene o male, in televisione. Quello che non ho mai fatto in vita mia è chiedere un aumento.”
Parlando della sua carriera e delle sfide che ha affrontato, Cruz riflette sul ruolo dei media e sull'importanza di mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata, ma soprattutto sulla formazione dei giovani: “Dopo una rivoluzione gastronomica come quella che abbiamo avuto, con Ferran Adrià al timone e una generazione molto colta a seguire, dire che nella cucina contemporanea va tutto a rotoli è impossibile. Un'altra cosa è affermare che viviamo tempi complessi, oppure che gestire un'azienda non è facile. Possono succedere tante cose, ma affermare che le nuove leve non sono valide è una sciocchezza. Perché c’è una generazione di ragazzi con tanta ambizione e capacità di fare grandi cose.
Suggerisco loro di non sopravvalutare lo spettacolo in cucina. Si può lavorare col gusto estetico, ma ciò che la gente va al ristorante è godersi il cibo”, constata. E poi: “La gente mi chiede se sono severo in cucina come lo sono a MasterChef. Non mi viene nemmeno in mente avere un atteggiamento duro con la mia brigata, perché se dalla squadra voglio il massimo devo farla stare tranquilla. Le persone non lavorano bene se non dai loro amore. Bisogna essere rigorosi, ma complici. Quando vedete la squadra che vuole impegnarsi, perché vi arrabbiate?”