Si moltiplicano le accuse contro lo chef imprenditore, già a capo di un impero della ristorazione vegana. Si sarebbe approfittato della fede degli investitori nella causa green, lasciando in eredità debiti milionari e assegni scoperti. Ma i procedimenti legali in marcia sono ormai dozzine.
La notizia
Fino a qualche tempo fa, Matthew Kenney era un punto di riferimento per chi credeva in valori come la sostenibilità e la responsabilità individuale verso l’ambiente. Dalla sua mente erano scaturiti indirizzi immancabili per gli adepti del verbo vegano, quali Plant Food & Wine a Venice, Los Angeles, e locali analoghi ubicati in California o sparsi per il mondo.
Per lui tuttavia non c’è pace: a travolgerlo è una tonitruante bufera mediatica, cui dà voce il New York Times. L’inchiesta si basa sulle testimonianze di 60 persone, perlopiù ex dipendenti o investitori, che lanciano accuse di scorrettezze finanziarie, razzismo contro i collaboratori e in generale di aver alimentato un clima ostile sui luoghi di lavoro. Le cose andrebbero per il verso sbagliato da almeno trent’anni, al punto da aver compromesso la stabilità aziendale con l’emissione di stipendi non coperti, milioni di dollari di investimenti perduti per sempre, oltre un milione di tasse non pagate allo stato di New York, nonché dozzine di procedimenti legali ormai in marcia presso diversi tribunali.
Kenney è balzato agli onori della fama negli anni ’90, grazie alla cucina non ancora vegana di Matthew’s a New York, poi per quella rigorosamente green di Pure Food and Wine insieme alla fidanzata Sarma Melnagailis. Sono seguite aperture in Oklahoma e Connecticut, con una particolare concentrazione attorno a San Francisco (locali che peraltro risultano ormai tutti chiusi). Che qualcosa non andasse, era già emerso dal documentario Netflix Bad Vegan: Fraud. Fame. Fugitives, datato 2022, dove emergevano le prima grane finanziarie.
È poi arrivata l’inchiesta del Los Angeles Times, che ha denunciato milioni di dollari di affitti non pagati, assegni scoperti ai collaboratori, debiti milionari non saldati con i fornitori e gli investitori. La risposta dello chef ha rimarcato la sua intenzione di cambiare condotta. Nel frattempo lui e i suoi collaboratori si sono resi irreperibili, mentre il sito aziendale resta muto da sei settimane. L’attrice e produttrice Cindy Landon, che ha investito nei locali, lamenta l’impressione che lo chef si sia approfittato della sua fede nel veganismo. La contabilità sarebbe lacunosa, il denaro ormai perso. Ma c’è chi non si dà per vinto: l’ex socio Kyle Saliba, che ha aperto cinque locali con Kinney, lo ha denunciato con due stretti collaboratori per frode, chiedendo 25milioni di danni.