Alain Dutournier, fra i protagonisti della cucina francese anni ’80-’90, si accomiata dai suoi clienti dopo oltre mezzo secolo di professione, non senza togliersi qualche sassolino dalle calzature antiscivolo.
Foto di copertina: Maurice Rougemont
L'opinione
Fra i protagonisti della scena gastronomica francese fin dagli anni ’80, Alain Dutournier, classe 1949, ha officiato per oltre mezzo secolo fra Au Trou Gascon, inaugurato nel lontano 1973 e insignito della doppia stella nel 1982, e il più eclettico Le Carré des Feuillants, inaugurato nel 1986, anch’esso bistellato e poi orbato di un macaron, infine definitivamente chiuso nel 2021.
Ora il grande chef annuncia laconicamente la fine della sua attività di “cuoco artigiano” sul sito di Au Trou Gascon: “Nicole e Alain Dutournier vi informano della cessazione delle attività del ristorante Au Trou Gascon a partire dal mese di aprile. Dopo cinquant’anni al servizio dell’ospitalità e dell’eccellenza culinaria, ringraziano clienti e fornitori. La vita continua! Buon appetito, tanta sete e felicità per tutti!”
Rivolgendosi ai suoi amici e clienti, così prosegue altrove: “Appassionati della bella opera e sempre in cerca di qualità, abbiamo attraversato questi anni subendo i capricci della critica e i rischi della fama. Siamo sopravvissuti anche a taluni ‘giudici’ dispensatori di punteggi, convinti di fare il bello e il cattivo tempo, persuasi delle loro conoscenze gastronomiche, talvolta superficiali o millantate. Per fortuna c’eravate voi, cari amici e collaboratori, per incoraggiarci e sostenerci con la vostra fedeltà alla cultura dei piaceri della tavola. Non ci resta che augurarvi un eccellente appetito e dei bei momenti di convivialità da condividere attorno a una bottiglia, in buona compagnia”.
Si tratta dell’addio definitivo alla toque, conferma Food & Sens, peraltro in età pensionabile, per quello che è stato un fuoriclasse anomalo, partito come figlio d’arte nella semplice locanda di famiglia a Cagnotte, nel cuore delle Lande, e allievo modello dell’alberghiero di Tolosa, senza magisteri rilevanti nel trasferimento a Parigi. Insomma uno chef che si è fatto da solo, nobilitando la generosità del suo territorio di origine e delle sue fiorenti tradizioni gastronomiche, a un passo dai Paesi Baschi. Tanto che non rappresenta un caso, l’inaugurazione nel 2003 di Pinxo, locale innovativo il cui concetto, in anticipo sulla bistronomia, è il servizio di piatti conviviali composti di tre assaggi a centro tavola, chiuso nel 2016 per mancato rinnovo del contratto di affitto. E poi la Table du Chef et la Plume, presso lo storico Press Club di Hanoi, a suggellare una fascinazione per l’oriente che aveva già infiltrato i fine dining.
Qualcuno lo ha definito il “Cyrano dei fornelli” per la sua schiettezza: già in occasione del primo declassamento, nel 2019, Dutournier non aveva esitato a tacciare di incompetenza i giovani ispettori Michelin, definendoli “i nuovi ignoranti”. Ora rinnova la tenzone con vis polemica immutata e dice addio al grande Barnum della gastronomia, sbattendo la storica porta di Rue Taine 40.