Succede in Croazia, dove il ristorante Draga di Lovrana ha deciso di procedere al gran rifiuto, chiedendo di restituire la stella ottenuta nel 2019. “Voglio che il nostro sia un luogo dove gli ospiti si sentono a proprio agio, senza l’obbligo di vestirsi in modo formale, portando i bambini oppure il cane”.
Foto di copertina: Edi Prodan
La notizia
Quanto vale una stella Michelin? Tanto, tantissimo, per il prestigio e anche per il ritorno commerciale in termini di consulenze e di incarichi. Molti tuttavia potrebbero sottovalutare i suoi costi, se è vero ciò che afferma lo chef e ristoratore del Draga di Lovrana, Christian Nikolac, a capo dell'offerta gastrnomica nell’hotel omonimo di Lovranska Draga, sulla costa croata.
La stella l’ha festeggiata nel 2019 e sempre confermata, ora tuttavia si sente in grado di tracciare un bilancio. “Esattamente cinque anni fa il nostro ristorante è stato incluso nella guida Michelin e premiato con una stella, che abbiamo portato con orgoglio negli anni successivi. È stato un periodo sfidante ed eccitante, era importantissimo riconfermare lo status e molta energia creativa è stata investita al fine di soddisfare determinati requisiti, che non esistevano, e conservare il riconoscimento per la compagnia”, ha affermato ai microfoni di slobodenpecat.mk.
Quello che era stato lungamente un sogno, tuttavia, si è inaspettatamente convertito in un fardello. “Nell’ottobre dello scorso anno ho chiuso il ristorante e ho preso la decisione che non voglio più essere oberato da premi e status. Ho quindi deciso di restituire la stella. Mia figlia Kelly Nikolac, giovane forza della famiglia, ha espresso il suo desiderio di guidare un ristorante e un hotel, ma secondo le sue visioni, senza l’intralcio di successi e classifiche. Ha deciso di creare la sua storia, come logica prosecuzione dell’idea dei suoi genitori, e di tornare al sentimento familiare di ospitalità, come era stato originariamente concepito”.
Lo chef spera comunque che il ristorante resti in guida, ma senza distinzioni. La sua sensazione, infatti, è che il concetto di alta cucina abbia tradito le aspirazioni con cui insieme alla moglie aveva aperto nel 2005 nel mezzo di un parco naturale, frequentato da sportivi. “Semplicemente abbiamo perso ospiti e gli investimenti in un ristorante con un concetto di cucina come il nostro si sono rivelati insostenibili. Voglio che questo sia un luogo dove gli ospiti si sentono a proprio agio, senza l’obbligo di vestirsi in modo formale, portando i bambini oppure il cane”.