L’opinione di un ignorante non vale quanto quella di un saggio: ne è convinto, insieme a Isaac Asimov, Andoni Luis Aduriz, che esorta i potenziali ospiti del Mugaritz a informarsi prima di prenotare sulla ristorazione che troveranno, al fine di evitare inutili delusioni.
Foto di copertina: @Javier Colmenero
La notizia
Conosciamo Andoni Luis Aduriz come un cuoco inquieto e artista, che si è circondato di menti brillanti per ricevere nuovi stimoli e portare avanti i suoi concetti di avanguardia. Non stupisce quindi che la sua lettera aperta a Siete Canibales prenda le mosse da una citazione di Epitteto (“Gli uomini non hanno paura delle cose, ma di come le vedono”) e da un elogio dello stoicismo, per le capacità analitiche nella conoscenza del sé e per il superamento delle passioni.
Oggi che viviamo i tempi dell’intelligenza artificiale, quando il vero è indistinguibile dal falso, diventa ancora più difficile diffidare delle apparenze, secondo il suo principio. “Filosofare è questo: esaminare e affinare i criteri”. Ma dove vuole andare a parare il grande chef, quando loda il valore dell’informazione, che si tratti di parlare o di tacere, abbracciare una vocazione o comprare una bottiglia di vino?
Tutto parte da un episodio ben preciso: un foodie ha evidenziato una sua dichiarazione social, dove Andoni afferma che l’ospite è responsabile di sapere che tipo di cucina e di ristorazione pratichi il locale dove sta prenotando. “Semplicemente perché se non lo fa, e poi non gli piace, la responsabilità è sua”. È lo stesso principio per cui al supermercato siamo chiamati a leggere le etichette, per non scambiare un detersivo per i cereali da colazione. Ma il foodie insisteva sul fatto che è diritto dell’ospite recarsi dove vuole con qualsiasi livello di informazione pregressa. Per poi chiedersi: “Davvero tutti quelli che si lamentano sono disinformati?”
Il grande chef risponde rivendicando il suo invito a informarsi rivolto ai potenziali ospiti, ora che viviamo nell’era dell’infodemia, per scongiurare aspettative poco realistiche. “Questo modo di pensare, per cui chi paga ha sempre diritto a protestare su ciò che gli pare, può avvalorare la falsa credenza che la libertà di espressione sia subordinata al denaro. O, peggio ancora, l’affermazione sconsiderata per cui di ciò che ho pagato, posso fare quel che voglio”. Ma non si accende certo un fuoco con un codice cinquecentesco: “Per questo esistono i termini corpus mysticum e corpus mechanicum, in modo da slegare la creazione intellettuale dal supporto fisico che le dà forma”.
“Arricchire la comprensione e rafforzare la conoscenza non ha mai fatto male a nessuno, anzi può evitare inutili delusioni. Sono gli approcci che svalutano il valore della comprensione e riducono qualsiasi opinione a un ‘mi piace’ o ‘non mi piace’, quelli che limitano la capacità di esprimere sfumature e complessità, mentre alimentano la polarizzazione e lo scontro”.