Giunto in America senza sapere l’inglese e senza un soldo in tasca, oggi è lo chef del ristorante più esclusivo di New York, che accoglie persino Leonardo Di Caprio.
Il ristorante
Per molti New York è la città che non dorme mai, per Alberto Carballo, invece, si è rivelata la città dove tutto è possibile. Lo chef 37enne, originario di Cortiguera -una cittadina della Cantabria- quando ha deciso di volare Oltreoceano e approdare nella Grande Mela non conosceva nessuno, aveva pochi spicci in tasca e non parlava nemmeno l’inglese; oggi, invece, è l’executive chef di Casa Cruz, il ristorante più esclusivo di Manhattan. "Senza inglese, senza conoscere nessuno, all'avventura. Così sono arrivato negli Stati Uniti", racconta lo chef a La Razon.
Nonostante le numerose difficoltà e gli ostacoli che gli si prospettavano, però, Carballo non si è perso d’animo; d’altronde aveva scelto proprio lui di abbandonare Madrid -dove già lavorava con grandi chef- per realizzare il suo personalissimo sogno americano. "Quando sono arrivato a New York nel 2010 ho cercato di tradurre al meglio gli annunci di lavoro e finché non ho potuto permettermi una stanza ho vissuto per un mese in un ostello". Fatalità, proprio in quel periodo la catena di ristoranti Lizarrán stava per inaugurare una sede in città. Alberto, quindi, si fece avanti e la società divenne lo sponsor per il visto, come si dice: tempismo perfetto. Proprio quando il primo grande ostacolo sembrava essere superato ecco, però, che le cose si complicarono di nuovo: "La realtà si rivelò ben presto diversa, l’impiego non era affatto quello che ci avevano promesso", prosegue lo chef. Carballo deve, quindi, attendere ancora un po’ per scorgere l’occasione d’oro; occasione che porta il nome di Manzanilla, il primo ristorante di Dani Garcia a Manhattan.
"Appena ho saputo dell’apertura di Manzanilla ho inviato il mio curriculum e nel giro di 10 minuti mi hanno chiamato”: questo è stato il vero inizio del viaggio attraverso le cucine e le contaminazioni gastronomiche che contraddistinguono la scena newyorkese. Poi, però, arriva la pandemia che paralizza tutto e tutti e Carballo decide di tornare in Spagna per cercare conforto nella terra d’origine. E’ la fine del 2020 quando, ancora una volta, grazie a Dani Garcia lo chef di Cortiguera ha l’opportunità di tornare a New York per l’apertura di Casa Dani, uno spazio gastronomico dedicato alla cucina spagnola. “Ho sviluppato il menu di Casa Dani con lui ed è stata una vera esperienza di apprendimento”, confida, raccontando del periodo trascorso come executive chef del ristorante. A New York, però, non ci si ferma mai e così anche Alberto: non appena viene contattato da un head hunter attraverso Linkedin per una posizione presso il prestigioso Casa Cruz non ha esitazioni.
"Ho iniziato a lavorare a Casa Cruz e mi sono avvicinato alla cucina attraverso diversi progetti, tutto in segreto finché non mi hanno confermato che il posto era mio". Un'opportunità di quelle che non si presentano due volte. Il locale sulla 61esima Strada tra Park e Madison Avenue fondato da Juan Santa Cruz, infatti, non è solo un ristorante: "Solitamente la cucina è la cosa più importante, ma qui no. C'è armonia in tutto: nel design, nella musica, nella luce, nel servizio non invadente e nel cibo perfetto," prosegue. Sviluppata su cinque piani, con una terrazza mozzafiato aperta tutto l'anno, Casa Cruz comprende numerosi bar e sale da pranzo. Sia il ristorante principale che le stanze riservate sono adornati da opere di David Hockney, Andy Warhol, Louise Giovanelli e Fernando Botero. Tutto l’arredamento è studiato nei minimi particolari: dai velluti verdi, alle stoffe cinesi, ai murales sulle pareti dei bagni e persino le uniformi del personale disegnate dalla stilista neozelandese Emilia Wickstead.
E se tutto è eccezionale a Casa Cruz, così lo sono anche i suoi clienti più fidelizzati. I 99 soci, ospiti abituali, hanno infatti versato una quota associativa che va dai 240.000 ai 270.000 euro per avere diritto a dei vantaggi nella prenotazione dei tavoli e delle stanze più esclusive; tra questi Leonardo Di Caprio e i Red Hot Chilli Peppers. In continua evoluzione e pienamente calato nella realtà newyorkese, quando gli si chiede quali siano i suoi programmi futuri Carballo risponde: "C'è una lotta interna dentro di me, non so se aprire o meno un mio ristorante, ma non è facile per le difficoltà che comporta. La sfida più grande per un ristoratore della Grande Mela è per far funzionare la sua attività e riuscire a distinguersi tra la maggior parte delle 23.600 imprese già esistenti”.