Poche piazze gastronomiche sono più competitive di New York: Ciro Iovine l’ha espugnata insieme alla moglie Austria, creando un franchising di grandi pizze napoletane e creative. “Ma il mio prossimo sogno è sbarcare in Europa”.
La pizzeria
Fuorigrotta, primi anni ’80. Papà sarto, mamma casalinga, otto figli da sfamare e una bancarella davanti alle scuole dove comprare di tutto, dai pennarelli al sapone. È cresciuto così, Ciro Iovine, sgusciando fra i vicoli di Napoli. Finché suo padre non l’ha esortato a imparare un mestiere. “E io ho provato coi gelati, ma sono durato un giorno. Poi mio fratello mi ha trascinato in pizzeria ed è stato un colpo di fulmine, come una magia”.


La strada è segnata e già a diciotto anni lo porta lontano da quella città, che continua a custodire nel cuore e ricostruire un po’ ovunque. A Trieste, Londra, Nizza, fino ai Caraibi. “Perché volevo cambiare la mia vita”. Succede davvero quando incontra la futura moglie, la domenicana Austria Maldonado, oggi madre dei suoi cinque figli, spesso e volentieri con le mani in pasta. Con lei Ciro decide di volare a New York per salutare un amico comune, invece finisce per aprirvi quattro pizzerie che arrivano sul New York Times.


Certo gli esordi non sono dei più facili. “Il mio primo lavoro è durato mezz’ora: mi sono ritrovato in un posto dove impastavano ingredienti, che nel vocabolario della pizza napoletana non dovrebbero esistere: lo zucchero, le uova… Me ne sono andato subito perché non volevo tradire il mio paese”. Insieme alla moglie pian piano inizia a sognare un locale tutto suo a Manhattan. “Lei è una grande donna, la mia fortuna. È stata l’unica a credere in me. Insieme abbiamo fatto tanti sacrifici e ora possiamo dire di avere altrettante soddisfazioni”.


Così nel 2015 nasce il primo Song’ E Napule, nome scelto da Austria che significa “Sono di Napoli”, ma c’è chi pensa a qualche canzone romantica. È un frammento di Partenope trasportato a New York, al 146 W di Houston Street, praticamente al confine tra il Greenwich Village e SoHo.


La sua pizza si distingue subito da tutte le altre, innanzitutto per gli ingredienti 100% italiani. “Perché mi ero ripromesso di portare il Made in Italy e il Made in Naples nel mondo”. Qualcuno gli chiede ancora la pizza all’ananas, e lui non la prende bene. Ma non scende mai a compromessi, con una devozione alle origini e alla squadra del cuore (il Napoli) che finisce per conquistare gli americani.



Il successo è tale che nel novembre 2021 la coppia fa il bis nel New Jersey e nel marzo 2023 apre un’altra location nell’Upper West Side. Dopo appena due mesi la posta si alza ancora con l’inaugurazione di una nuova, grande sede accanto a quella originaria, a Houston Street. È un altro santuario napoletano, ma più grande e più moderno, davanti al quale un chioschetto estivo offre l’autentica “limonata a cosce aperte”. Ciro infatti sognava di portare a New York le emozioni che l’acquafrescaia Carolina Guerra mesce a Napoli. Oggi turisti e newyorkesi fanno la fila per quel defaticante succo che frizza e spumeggia grazie a un pizzico di bicarbonato.

Ci sono le pizze classiche, quelle che non moriranno mai, e le pizze creative. Per esempio con la tartare di filetto mignon al tartufo bianco o nero, alla zucca per Halloween o la Nerano con ventresca dell’Armatore, che costa 45 dollari. “E allora è il cameriere che deve saper raccontare la qualità della materia prima. Usiamo un olio siciliano straordinario, come il pomodoro Dop. Ma il newyorkese ormai viaggia e conosce la vera cucina italiana. New York è la capitale del mondo e la pizza è come un primo: può accogliere di tutto, se si compiono le giuste riflessioni”.

Ciro e Austria non ci sarebbero riusciti, se non avessero fatto famiglia con dipendenti, che ormai sono fratelli. Ce ne sono di italiani, ma anche di asiatici, latini e il più bravo è nepalese. “Solo così andiamo lontano”, giurano. La storia infatti non è ancora finita. “Questo nome è un franchising: il nostro prossimo sogno è tornare in Europa. Anche in Italia, perché no. Da noi il palato è diverso, ogni tanto mi mancano i miei clienti italiani".