Nipote e figlio d’arte, Alejandro Serrano non ha subito la ristorazione come un destino già scritto, ma l’ha scelta per il potenziale di felicità, nel quale far confluire la sua vena artistica. E la “sostenibilità umana” è al centro della sua proposta.
La notizia
Alejandro Serrano è conosciuto come il più giovane chef stellato di Spagna: nel 2021, quando ha conquistato il macaron, aveva appena 25 anni. Del resto è un figlio, anzi un nipote d’arte: a pulire il pesce ha imparato nella casa de comidas che la nonna, originaria di Granada, aveva aperto a Miranda de Ebro e ha poi proseguito la sua gavetta nel ristorante del padre, chiamato come lui “Alejandro”. “Fin da piccolo la mia vita è passata attraverso la cucina, la mia famiglia è 100% hôtellerie. Sono cresciuto così, con la poesia e la tensione che ogni azienda comporta. Sono nato per questo”, dice.
Oggi porta avanti una proposta personale e democratica, senza snobismi, dove protagonista è il pesce, sebbene il mare sia lontano (nel suo palmarès non a caso figurano il premio per il miglior piatto con gambero rosso di Denia e il concorso sul tonno Balfegò). La sostenibilità finanziaria, racconta in questo articolo a Vanitatis El Confidencial, è sempre più difficile da centrare a causa dell’inflazione che fa impennare i costi, ma a livello umano il discorso cambia, visto che la qualità della vita per chi vive di fine dining è molto migliorata rispetto al passato. I profitti meglio cercarli in format più informali, come quello del nuovo locale che aprirà il prossimo anno. Il ristorante Alejandro Serrano resterà la vetrina, cui avvicinare i più attraverso momenti quotidiani, compresi i giovani, cui è rivolto un menu vegano.
Ma Alejandro non se la cava solo ai fornelli: ama da sempre dipingere, hobby che aveva accantonato per lo studio e ha poi ripreso durante la pandemia, personalizzando sempre più la cucina del ristorante, che aveva preso in mano nel 2019. Il risultato sono piatti dall’estetica raffinata, dove il colore è protagonista, il verde ma anche il rosa, che personalmente predilige. Il gusto è ricco, ma lui cerca qualcosa di più: il racconto, il ricordo, autentici momenti di felicità.
Fra i punti di riferimento, oltre alla nonna e al padre, ci sono Eneko Atxa, per la capacità di trasmettere emozioni attraverso il prodotto, e Dabiz Muñoz, per lo spirito ludico e la sovversione continua. “Ma sono sempre più me stesso e sempre meno mi guardo intorno”, assicura. La nonna lo visita spesso, il padre invece di rado. “Perché ogni volta si emoziona e si mette a piangere”.