Dan Defossey, assieme all’amico e socio Roberto Luna, ha creato Grupo Chilangogringo, un marchio che attualmente conta sette ristoranti, tra cui paninerie, un bar e la steakhouse Pinche Gringo BBQ. Il format? Barbecue in stile texano.
La storia
Cresciuto a Long Island, Dan Defossey, 44 anni, ha sempre pensato che sarebbe entrato in politica. E sì, inizia la sua carriera proprio in questo settore, ma alla fine diventa insegnante e membro del Teach For America Corps in Texas, per poi ottenere un lavoro come educatore e responsabile di formazione presso Apple a New York. Ricopre questa posizione per poco più di tre anni, fino a quando nel 2009 viene promosso al ruolo di Responsabile marketing per l'istruzione per l'America Latina. Defossey si trasferisce poi a Città del Messico. Lì, nel 2013, decide con l’amico Roberto Luna che è il momento di fare qualcos'altro nella vita. Nonostante non abbiano la benché minima esperienza nel management di un ristorante, i due decidono di lanciarsi nell’avventura per aprirne uno insieme (ha raccontato il sito web CNBC).
"Non avevamo idea di come gestirlo", confessa oggi Defossey. Eppure, eccoli all’opera. Iniziano nel 2013, acquistando un Airstream in Texas, e lo portano a Città del Messico. Ed è qui che aprono il loro primo ristorante barbecue in stile texano. “Sapevo che avremmo investito tutto lì dentro, perché volevamo fosse qualcosa di unico. Non c'erano altri format di barbecue in città; siamo così vicini agli Stati Uniti, e i messicani adorano la carne. Allora c’era grande margine di investimento per aprire una nuova breccia nel settore alimentare. E quando hai l’opportunità per fare qualcosa del genere, devi coglierla."
La coppia decide di chiamare il ristorante Pinche Gringo, che significa "maledetto americano", e ironizza sull'idea di aprire un barbecue tipicamente statunitense a Città del Messico. “L’esordio nel segno dell’umiltà credo abbia abbattuto un muro e permesso ai nostri clienti messicani di essere più aperti a qualcosa di davvero diverso". All'inizio, Defossey e Luna passavano ore a regalare assaggi e a spiegare la carne alla gente del posto. Guadagnavano appena 30 dollari al giorno e il cibo non aveva un sapore eccellente. “Ma abbiamo continuato ad allenarci”, dice. Un giorno un giornalista locale andò a provare il cibo e pubblicò un pezzo positivo sul ristorante. Da allora, Pinche Gringo ha una base di clienti consistente.
Essere un ristorante barbecue in stile texano a Città del Messico non è l'unica cosa che contraddistingue il marchio; di fatto -e questo è il bello- non offre alcun piatto tradizionale messicano in menu. “Non ho tortillas. Non ho l'agua Jamaica, l'agua horchata. Non ho toreados al peperoncino. E la cosa più sacrilega è che non ho i lime, e i messicani adorano i lime sui piatti". Defossey ha intrapreso una vera sfida con se stesso. "E perché? Perché volevo creare qualcosa che fosse unico”. I soci hanno aperto il primo ristorante nel 2013, ma da allora si sono espansi in quello che oggi è conosciuto come Grupo Chilangogringo. Il brand possiede e gestisce sette ristoranti, tra cui paninerie, un bar e l’insegna madre Pinche Gringo BBQ. È la location più grande e può ospitare fino a 2.000 persone alla volta. Nel 2022, le entrate del Grupo sono state di ben 159.121.000 pesos messicani, che equivalgono a oltre 9 milioni di dollari. Il gruppo di ristoranti conta 105 dipendenti e vende 15-20 tonnellate di carne al mese.
"In realtà abbiamo aperto questo ristorante per condividere con i messicani una parte autentica della nostra cultura, in modo da poter unire i due paesi", afferma Defossey. “Questa è la forza di condividere la mia bellissima cultura americana con il Messico. Ed è così che posso restituire affetto a questo Paese che mi ha abbracciato tanto”. Al momento, l’obiettivo di Defossey è quello di continuare ad espandersi, sempre supportando al meglio lo staff. “Credo che l’anima del nostro ristorante siano le persone. Mi rende molto felice ogni giorno andare al lavoro. Amo la mia gente. Adoro i ristoranti. Adoro essere qui. E sto finalmento vivendo quel sogno iniziale”.