Alla testa di cinque locali di successo, lo chef originario di Catania continua la sua scalata, aprendo un secondo piano per il ristorante di punta, praticamente di fronte a Central Park.
Piccola Cucina: l'ascesa a New York di Philip Guardione
La cucina italiana, si sa, è la più esportata del mondo. Ma quale cucina italiana piace di preciso agli stranieri, e in particolare agli americani? Ci ha messo un po’ a capirlo, Philip Guardione, chef italiano attualmente alla testa di cinque locali sotto il brand “Piccola Cucina”.
“Per avere successo all’estero l’importante è l’ingrediente, che deve farla da padrone. A New York la clientela è internazionale, la gente vuole mangiare qualcosa che riesce a distinguere facilmente. Secondo me questa è la piazza forse più difficile in assoluto, perché si mangia bene dappertutto, la qualità è altissima. Nel nostro caso l’americano vuole rivivere l’esperienza della regione da cui proveniamo, come un viaggio in Sicilia”.
Nato a Catania, cresciuto a Francavilla e diplomato all’alberghiero di Giarre, Guardione si è dato da fare con Sergio Mei, al Carpaccio di Alberico Penati e al Taillevent di Alain Solivérès, prima di approdare a New York e aprirvi la sua prima Piccola Cucina nel 2009. Qui il metodo è stato il più classico “try and error”: partito con piatti fine dining, per i quali forse il palato americano non era ancora pronto, si è poi dedicato a una cucina siciliana tipica, ma rivista nelle tecniche e nelle presentazioni.
Largo quindi ad arancini e parmigiane, paste alla norma, al nero di seppia o ai ricci, servite magari in condivisione dentro la pentola di cottura, come a casa. La formula, quando ancora la cucina isolana era sconosciuta in città, riscuote subito un grande successo, tanto che Guardione apre un secondo locale, Piccola Cucina Enoteca, seguito da Piccola Cucina Osteria e Piccola Cucina Estiatorio. Fino a Ibiza e Red Lodge, Montana.
Il fiore all’occhiello tuttavia è Piccola Cucina Uptown, praticamente di fronte a Central Park, ristorante più raffinato partito nello sciaguratissimo 2020 e purtuttavia sopravvissuto. La notizia è che è cresciuto al punto tale, da rendere obbligatoria l’espansione: a maggio Guardione con la moglie e le figlie ha inaugurato il secondo piano del ristorante, con un bar d’atmosfera, la cucina a vista con griglia spagnola e la terrazza per le cene estive.
“C’era una forte richiesta da soddisfare, ma volevamo anche creare uno spazio un po’ diverso per praticare banchettistica, non su grande scala, oltre alla ristorazione alla carta. Non avevamo mai avuto una cucina separata, quindi si faticava a fare entrambe le cose. In questo modo abbiamo risolto e stiamo iniziando questa nuova attività. Anche l’arredamento è diverso dalle altre sedi, più giovanile, meno casareccio e più Park Avenue”.
Piccola Cucina Osteria, dal canto suo, grazie alla formula popolare ha appena incassato il riconoscimento quale “Hidden Gem” da parte di Tripadvisor USA, entrando nella classifica dei primi 10 e ottenendo il Travelers’ Choice Best of the Best – U.S. Restaurants Award. “Per continuare a esercitare questo lavoro c’è bisogno di molta manodopera, che è sempre più difficile reperire, perché molti vogliono una vita diversa dagli orari folli del passato. Eppure è un lavoro bellissimo, dove è possibile realizzarsi e creare un futuro roseo. Bisogna rimotivare i giovani. Solo qui a New York siamo più o meno 150, ma è sempre più dura. È necessario impostare orari più decenti e la scuola deve appassionare i ragazzi, facendoli viaggiare ed entrare in contatto con le realtà giuste”.