Da quasi un anno il trio del Pappagallo (i patron Michele Pettinicchio ed Elisabetta Valenti, supportati dallo chef consulente Marcello Leoni) serve presso il golf club di Monte San Pietro una cucina preziosa, che include i classici dello storico ristorante davanti a Palazzo della Mercanzia. Ma i bolognesi forse non se ne sono ancora accorti...
La storia
Avevamo lasciato Michele Pettinicchio ed Elisabetta Valenti orgogliosi padroni di casa al Pappagallo, storica insegna cittadina passata attraverso diverse gestioni controverse, che nelle loro mani appassionate sembrava spiccare un nuovo volo. L’attenzione verso il dettaglio e la materia prima, nel rispetto della tradizione e del repertorio della casa, si giovava dal 2019 dell’expertise di una vecchia conoscenza dei gourmet bolognesi, Marcello Leoni, che in veste di consulente orchestrava la regia della cucina, affidata di volta in volta a chef diversi, ma sempre concordata con Pettinicchio.
Purtroppo quel ristorante ultracentenario non c’è più, a dimostrazione di come la città possa divorare i suoi figli: rilevato nel luglio 2017, ha chiuso il 30 settembre 2022 a causa di problemi con la proprietà dei muri. Alberto Vacchi, patron di Ima, ha infatti optato per una ristrutturazione dei locali medievali di Torre Alberici, che avrebbe di fatto impossibilitato l’attività ristorativa per due anni, quando gli affari iniziavano appena a rifiatare dopo il covid. Senza che l’amministrazione comunale provasse a tutelare una bottega storica.
La coppia in ogni caso non si è rassegnata: a dicembre ha anzi aperto due nuovi indirizzi, una bottega di pasta fresca con somministrazione in via Marconi e un nuovo ristorante, il Pappagallo sul Green, presso il Golf Club di Monte San Pietro, l’unico in città dotato di 18 buche, un must per gli appassionati. Prosegue inoltre la ricerca di una sede in centro. “Il Pappagallo è sempre stato un’insegna di prestigio; se si presenta l’occasione, verrà colta”, precisa Pettinicchio. “Nonostante il problema delle licenze bloccate causa Unesco e del rincaro insano degli affitti, il desiderio di avere un marchio in centro persiste. Il nostro ristorante giace depositato in tre magazzini, dalle boiserie ai lampadari, alle foto dei frequentatori illustri. Pronto a resuscitare”.
Al Pappagallo sul green: il locale
“È stata la presidenza del Golf Club a cercarci già prima del covid, ma a suo tempo avevamo rifiutato, dal momento che si trattava di un circolo sportivo altamente stagionale, con divieto di ingresso agli esterni. Dopo l’apertura ai non soci abbiamo invece accettato e siamo partiti. Il ristorante già c’era, ma ai miei occhi era un po’ datato. Io ho ripensato la mise-en-place, ho rifatto la cantina e cambiato bicchieri e piatti, che erano un po’ anni ’80.
La location è bellissima, con i suoi 70 ettari di bosco, e mi piaceva l’idea di unire due brand storici come il golf club e il Pappagallo. Siamo partiti dall’idea di riproporre la nostra cucina, con qualche aggiustamento per il pubblico dei golfisti, che ha bisogno di cibo di qualità, ma veloce e caloricamente bilanciato. Gente che spesso mangia solo un primo o un’insalata. Adesso però bisogna far capire alla città che a un quarto d’ora dal centro può trovare un posto nel verde dove gustare una cucina di qualità, con un parcheggio custodito e la possibilità di provare anche a giocare a golf, visto che le prime lezioni sono gratuite”. Resident chef è il giovane Federico Gasparro, sotto la supervisione in veste di consulente di Marcello Leoni, che aveva firmato anche la cena di chiusura del vecchio ristorante con Corrado Parisi.
I piatti
Dalla casa madre sono transitati tanti piatti: i celebri tortellini goccia d’oro (da sempre un'icona), le lasagne, le tagliatelle al ragù o al culatello e profumo di limone, la zuppa inglese e gran parte di quanto era stato fatto con Leoni per centrare sempre meglio il gusto della tradizione. A pranzo c’è il light lunch di paste fresche tirate al matterello, insalate e carpacci; la sera una carta più gourmet.
Gli scontrini medi senza vino sono rispettivamente di 30-35 e 40-45 euro. In accompagnamento etichette perlopiù regionali dal rapporto qualità/prezzo favorevole, mentre la ricca cantina del Pappagallo è diventata collezione privata dei patron, in attesa di una nuova collocazione. È in partenza l’approfondimento delle carni alla brace, ma il vegetale di stagione non manca. Fanno parte della nuova carta autunnale i porcini in tre modi: fritti in tempura, scarpacciati in insalata e scottati nel brodo di cappone intenso, alla giapponese, per una consistenza particolare, leggermente elastica, con la mousse di mascarpone e limone per il richiamo familiare.
Oppure il porro alla brace con chantilly al fior di sale, crumble di pane alla liquirizia e mandorle tostate. Dove il vegetale viene grigliato e finito in forno, bagnato di brodo per il massimo della carnosità e del sapore.
È un antipasto atipico, ma super territoriale, lo sformatino di zucca al forno, strizzata nel canovaccio per concentrare il gusto, con zabaione al Parmigiano, ravioli di faraona arrosto (i cui avanzi nel Modenese finivano talvolta nel ripieno dei tortelli) e mostarda candita a spezzare. Golosità pura.
Indirizzo
Al Pappagallo sul green
Via Alfonso Sabattini, 69, 40050 Monte San Pietro BO
Tel: 346 340 4748