Alena Solodovichenko non ha mai dubitato della sua vocazione, quando in brigata i colleghi maschi la schernivano per le sue ambizioni. “Un’esperienza che mi ha resa più forte e resiliente. Ho dimostrato che possiamo essere manager e chef. Non ci sono uomini e donne in cucina: lì dentro siamo tutti cuochi”.
Oggi Alena Solodovichenko è chef in due ristoranti a Dubai, piazza gastronomica eccitante e competitiva: il “gastro atelier” Sfumato e Soirée DXB. Ci è arrivata dopo un lungo viaggio, iniziato a Kiev, dove è nata, sognando di fare la cuoca. La vocazione non si è rivelata un capriccio passeggero, anzi l’ha portata a viaggiare per il mondo. Prima di trasferirsi negli Emirati, lavorava a Mosca, in un popolare ristorante di cucina russa chiamato Dottor Zhivago. “Vivere in diversi paesi ha esercitato un impatto decisivo sul mio modo di concepire il cibo. Trasferendomi a Dubai, poi, ho realizzato quanto possano variare gli ingredienti. Cosa che aiuta ad allargare gli orizzonti e mostra come il mondo sia molto più vasto di quello che abbiamo sempre immaginato”.

“Può sembrare un cliché, ma tutto deriva dalla mia infanzia. Capitava che cucinassi per mia madre al fine di calmarla, quando ricevevo brutti voti a scuola. In casa mia erano tutte bravissime, mia madre, mia nonna, mia zia. Mi è sempre piaciuto aiutarle, soprattutto durante le riunioni di famiglia”. A diciannove anni era già nella brigata del suo primo ristorante. “Dopo un anno sono andata dallo chef e gli ho detto: ‘Un giorno voglio diventare sous-chef’. Lui si è messo a ridere e ha risposto che nessuna ragazza avrebbe potuto raggiungere quella posizione. Invece al termine di due anni sono stata promossa al ruolo di secondo e gli ho dimostrato che si era sbagliato, nonostante lo scherno”.

“All’inizio del mio percorso, mi sono scontrata con forti pregiudizi da parte maschile. C’era chi scommetteva su quanto sarei durata. Non è stato un periodo facile, ma sono grata dell’esperienza perché mi ha resa più forte e resiliente. Ha fatto di me quella che sono”. A darle coraggio diversi premi, fra cui quello di Super Woman of the Year per GQ Russia.

“Diciamoci la verità: la cucina è un mondo duro, ma nello stesso tempo non c’è posto per emozioni negative. Non ti dà tempo di piangere e lamentarti. O scegli questa professione e cresci pian piano, o te ne vai e fai altro. Ho compiuto le mie scelte, ho accettato le regole e ho dimostrato che le donne possono essere grandi manager e chef, che devono essere prese sul serio. Non ci sono uomini e donne in cucina: siamo tutti cuochi là dentro”.

“Dubai è una città in rapida trasformazione. Quindi per un ristorante è più cruciale che mai avere un’identità. Al momento la maggior parte dei progetti fine dining sono interni a determinati contesti, come gli hotel cinque stelle, mentre fuori ci sono molti concetti locali e casual. Questo potrebbe cambiare nei prossimi anni. L’asticella è molto alta”.
