Il noto critico giapponese Chua Lam ha condannato la pratica del “menu al buio” in stile omakase: farebbe solo arricchire i ristoranti a scapito del cliente, che non può scegliere i suoi piatti preferiti.
La notizia
Chua Lam, noto critico enogastronomico ottantaduenne di Singapore, ha criticato sul web l’omakase giapponese affermando che “prende letteralmente in giro” i clienti dei ristoranti. Per chi non ne fosse a conoscenza, l’omakase è una pratica antica con la quale i commensali lasciano carta bianca allo chef e alla cucina, affinché essi decidano in totale autonomia ciò che consumeranno durante il pasto. Si tratta di una degustazione alla cieca; proprio questa usanza non è vista di buon occhio dall’anziano critico e personaggio televisivo, che ha fatto scattare le polemiche con i suoi commenti su Weibo.“Ultimamente ho un problema quando si tratta di mangiare sashimi e pasti omakase in cui lo chef decide su tutto, trattando i commensali come degli sciocchi”, spiega. “Se voglio mangiare qualcosa posso ordinarlo da me. Questa strategia conviene solo ai ristoranti, che così tagliano sui costi e si arricchiscono alle spalle del pubblico”.
Come succede ogni volta che viene espressa un’opinione così netta, Lam ha ottenuto sia molti riscontri a favore, concordi con la sua invettiva, che commenti negativi da parte di chi lo ha aspramente contestato. Fra questi il giornalista Zhou Xian, secondo cui “poteva essere considerato un’autorità 30 anni addietro, non oggi: è diventato un blogger”.
Ma le polemiche non sono terminate; il critico enogastronomico ha anche fatto storie sui prezzi dei pasti nei locali di Hong Kong, affermando che considerarli economici sarebbe una falsità: ormai una cena omakase può sfiorare i 4000 dollari. Insomma, una cosa è sicura: è meglio che i ristoratori asiatici non gli propongano più questa opzione.
Foto di copertina: Lianhe Zaobao
Fonte: asiaone.com
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