Sono finiti i tempi magri per il Fat Duck di Heston Blumenthal. Dopo i bilanci horror a seguito delle chiusure pandemiche, il gruppo mette il segno più davanti a numeri di tutto rispetto. Restano le emergenze della carenza di manodopera, in via di mitigazione, e dell’inflazione, finora tamponata con misure di copertura.
La notizia
La crisi morde. Ma chi di preciso? Non il segmento superlusso, che a detta di chi vi opera, non ha mai prosperato così tanto. Vacche grasse, ma anche anatre, considerato che il Fat Duck di Heston Blumenthal sta facendo numeri pazzeschi: la società SL6 Ltd (che comprende oltre al ristorante tristellato, anche il pub stellato Hinds Head) lo scorso 29 maggio ha riportato un profitto annuale di 2 milioni di sterline.
Numeri inattesi, ma non troppo, visto che l’anno prima c’era il segno meno davanti a quasi un milione di sterline, in gran parte a causa delle chiusure pandemiche. Il giro d’affari del 2022 è salito da 5,3 a 11,5 milioni di sterline, con guadagni netti, esclusi tasse, interessi, ammortamenti e quant’altro, pari a 2,4, contro la recente perdita di 0,9. La contabilità racconta che le vendite si sono impennate via via che le restrizioni cadevano, dal 60% del 2019, quindi ante covid, al 90% attuale.
Il direttore della società Ronald Lowenthal individua altrove i problemi correnti, segnatamente nelle difficoltà di reperimento della manodopera, sempre più scarsa. Poi ovviamente c’è il problema dell’inflazione, che si abbatte sui costi delle materie prime, delle bevande e delle utenze, queste ultime coperte non senza fatica attraverso altri investimenti. “La ripresa finanziaria di quest’anno e la crescita della nostra capacità organizzativa hanno messo il gruppo in una posizione più forte da cui affrontare queste sfide, sotto il profilo finanziario e organizzativo”. L’aspettativa (e la speranza) è che la pressione sul mondo del lavoro si attenui nel prossimo futuro.
Foto di copertina: @Imago Parsons Media
Fonte: restaurantonline.co.uk