The Guardian ha chiesto ai suoi collaboratori locali di elencare i propri ristoranti del cuore, dal nord Europa alla Magna Grecia. Per noi Katie Parla ha scelto cinque trattorie concentrate perlopiù al sud, fuori dalle solite rotte.
La notizia
A dispetto degli sforzi dei nostri top chef, l’immaginario della cucina italiana negli ultimi tempi forse non è cambiato così tanto. Il sospetto viene scorrendo la lista dei ristoranti preferiti dai collaboratori locali di The Guardian, che hanno scelto ben 5 indirizzi nostrani, tutti collocati nel segmento delle trattorie. È pur vero che la lista sembra ovunque mirata ad outsider e underdog, eppure qua e là si libra un profumino di stella. Non da noi, dove Katie Parla, non a caso autrice di Food of the Italian Islands, ha selezionato osterie e trattorie alla mano, non necessariamente già premiate dalle guide e dalla critica.
Il primo è la Lanterna di Diogene di Bomporto, nel Modenese: Parla ne loda la coerenza locavore e farm to table, l’autoproduzione di Balsamico, vegetali e carni di maiale, la carta del Lambrusco e i prezzi amichevoli, con pietanze da 15 euro in su.
Ma c’è posto anche per Cesare al Casaletto, rinomata trattoria romana. A conquistare la giornalista sono stati gli antipasti fritti (gnocchi alla salsa cacio e pepe, crocchette di melanzane e polpettine di manzo stufato), i mezzi rigatoni con salsa di coda e le costolette di agnello fritte. I prezzi dei piatti principali partono da 12 euro.
La Marina a Ponza, affacciata su Cala Feola, è il luogo giusto dove ordinare parmigiana di pale di fico d’India, acciughe marinate, linguine all’astice e frittura mista, tutti preparati da un cuoco scalzo. “Il miglior dessert è un riposino sulla spiaggia fra i ponzesi che prendono il sole”. Pietanze da 16 euro in su.
A Melito Irpino si trova invece l’Antica Trattoria di Pietro dal 1934. Qui la stessa famiglia continua a servire piatti veraci e fuori del tempo: salumi di maiale nero casertano, fiori di zucca fritti, cicatelli fatti in casa al pomodoro e pulieio, agnello arrosto, volendo con il rosso realmente della casa, ovvero fatto dal figlio dei titolari. Pietanze a partire da 13 euro.
Chiude l’Osteria il Principe e il Pirata di Pantelleria, che punta sui prodotti del territorio con gli spaghetti alla bottarga di tonno, finocchietto e pistacchio, le busiate con sarde, finocchietto, uva passa, pinoli e pane fritto, per concludere con il bacio pantesco, coppia di frittelline farcita di ricotta. Pietanze a partire da 17 euro.
Fonte: The Guardian